Il ministro Vannino Chiti
La bozza della nuova normativa firmata da tutti i capigruppo dell'Unione, infatti, verrà esaminata oggi in consiglio dei ministri. «Se c'è un tema di collegialità è proprio questo del conflitto di interessi, è come se si discutesse di riforme istituzionali. Quindi c'è bisogno di una valutazione collegiale del governo - ha spiegato il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, che presenterà a palazzo Chigi una relazione sull'argomento lasciando poi che della questione si occupi il Parlamento e limitandosi a chiedere «una valutazione su come il governo si rapporta all'iniziativa parlamentare già in corso». Un'iniziativa, tuttavia, alla quale l'esecutivo «non sarà indifferente», spiega Chiti. Che aggiunge: «Presenteremo alcuni emendamenti come governo ma soprattutto auspichiamo un contributo da parte dell'opposizione. Saremmo lieti che ci fosse un contributo del centrodestra sul tema del conflitto. Fino ad oggi non è avvenuto, ma quando inizierà il dibattito parlamentare spero che questo avvenga». Intanto, dopo il consueto e vergognoso valzer delle poltrone sulla Rai, il concetto che la nuova legge che regola la materia del conflitto d'interessi sia di competenza parlamentare e non governativa è stata sottolineata anche dal ministro delle Comunicazioni: «Personalmente ritengo che tra le ragioni fondanti dell'Unione ci sia quella di affrontare e risolvere il tema del conflitto d'interessi - ha detto Paolo Gentiloni - Credo sia corretto che la questione parta dall'iniziativa parlamentare, come già è accaduto. E riterrei sconsigliabile un disegno di legge del governo, penso che vista la delicatezza della questione sia meglio lasciarla affidata ai gruppi parlamentari». A dividere la coalizione di centrosinistra, però, restano i limiti che dovrebbe imporre la nuova normativa. Per Gentiloni non si può impedire a un editore di venire eletto in parlamento. Per l'Italia dei valori è vero esattamente il contario. «Penso che la soluzione di prevedere l'ineleggibilità non sia opportuna. Mi sembrerebbe curioso decretare l'ineleggibilità di Berlusconi 15 anni dopo la sua "discesa" in politica. Sarebbe incomprensibile che si rispolveri una norma già esistente ma interpretata in un altro modo per tutto questo tempo. È una soluzione politicamente impraticabile», ha precisato Gentiloni. Il problema del conflitto di interessi deve essere «affrontato nella sua interezza, oppure l'Italia dei Valori dovrà ribadire la propria ferma contrarietà», fa sapere il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi, replicando al ministro delle Comunicazioni, nelle cui parole si ritrova «tutta la paradossalità con cui si svolge da sempre in Italia il dibattito su questo tema e del quale, il ministro finisce con essere incolpevole vittima». Il nodo è, appunto, la questione dell'ineleggibilità, che l'Idv vorrebbe inserire e che invece il titolare del dicastero ha escluso possa rientrare nella nuova legge. Un ragionamento, quello del ministro, che secondo Donadi non va «da nessuna parte». La «logica, infatti, deve essere «quella di fare la migliore legge possibile con lo sguardo rivolto verso il futuro» e non quella «di fare una legge volta a non ledere più di tanto la posizione personale di Berlusconi». Il rischio così è, «nella migliore delle ipotesi» di fare una legge «inadeguata».