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Avvocati, braccia incrociate per sei giorni

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Ora che quel decreto è diventato legge, gli avvocati non depongono le armi: torneranno a incrociare le braccia per sei giorni consecutivi - dal 18 al 23 settembre prossimo - bloccando tutte le udienze (con pochissime eccezioni) proprio alla ripresa dell'attività giudiziaria dopo le ferie estive. Un'iniziativa che viene contestata dal Movimento a Difesa del Cittadino che parla di una «grave danno» per gli utenti e accusa i legali di «chiusura corporativa». Come le precedenti, la nuova agitazione è stata proclamata dall' Organismo Unitario dell'Avvocatura su mandato dell'Assemblea generale degli Ordini e delle Associazioni forensi, comunicandolo ieri alla Commissione di garanzia sullo sciopero. Le ragioni di malcontento restano le stesse di allora visto che i legali giudicano «del tutto insoddisfacenti» le modifiche apportate al decreto Bersani con la sua conversione in legge e «ben lontane da quelle richieste e attese dall'avvocatura». Avvocatura che contesta soprattutto due aspetti della riforma: prima di tutto l'abolizione delle tariffe minime e il via libera alla pubblicità per gli studi professionali. «In assenza di qualunque novità positiva da parte del governo rispetto al Decreto Bersani e nella totale mancanza di dialogo - ha scritto - non possiamo che confermare la nostra astensione», ha spiegato il presidente dell'Oua Michelina Grillo, riferendosi al fatto che già a luglio la categoria aveva messo in cantiere i nuovi scioperi se la politica fosse rimasta sorda alle sue ragioni. Il blocco riguarderà tutte le udienze: civili, penali amministrative e tributarie. Saranno assicurati solo i procedimenti urgenti e i servizi essenziali. E la protesta potrebbe non fermarsi qui: a Venezia l'ordine degli avvocati ha invitato i propri iscritti ad andare oltre cancellandosi dall'elenco speciale dei difensori d'ufficio e dei patrocinanti, a spese dello Stato. Altre iniziative potrebbero essere decise al Congresso nazionale forense in programma a Roma dal 21 al 24 settembre prossimo. Nel mirino dei legali non c'è comunque solamente la legge Bersani: «Si stanno moltiplicando - denunciano nel documento che ha proclamato l'astensione - iniziative assunte o preannunciate da esponenti di rilievo dell'attuale maggioranza di governo, connotate da una marginalizzazione ed uno svilimento della professione forense sempre più significativi. Quali siano gli avvocati lo dicono esplicitamente: «L'approvazione del regolamento di esecuzione del cosiddetto indennizzo diretto, la ripresa del progetto delle class action, la pubblicazione della disciplina attuativa della normativa sulla conciliazione in materia societaria nonché le minacce dell'autonomia e dell'indipendenza dell'apparato previdenziale forense».

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