di LUIGI FRASCA I PROSSIMI giorni saranno decisivi per sapere se le modifiche alla riforma previdenziale ...
Dopo i dubbi espressi lunedì dal premier Romano Prodi, Bersani ha detto che sarebbe positivo inserire nella manovra una «prima traccia» sulla riforma. E se il ministro del Lavoro Cesare Damiano non si sbilancia (c'è «una discussione in corso» e il Governo valuterà nei prossimi giorni il da farsi), il segretario del Pdci Oliviero Diliberto e quello di Rifondazione Comunista Franco Giordano sono categorici: le pensioni non sono materia da poter cambiare con la Finanziaria. Intanto ci si interroga su quella che potrebbe essere la «prima traccia» ipotizzata da Bersani. Tra le ipotesi di norme che potrebbero essere inserite nella manovra 2007 ci sarebbe quella della chiusura di due delle quattro finestre per l'uscita verso la pensione di anzianità, una misura che darebbe risparmi immediati anche se rinvierebbe semplicemente di alcuni mesi il problema. La misura non è stata esclusa dal ministro Damiano che alla domanda sulla possibilità di ridurre a due le finestre previste per il 2007 ha detto che «sono discussioni da fare con le parti sociali» e che «il problema delle pensioni va affrontato nel suo complesso». Intanto i sindacati continuano a chiedere che la nuova riforma del sistema previdenziale nella direzione dell'eliminazione dello «scalone» previsto dalla legge Maroni resti fuori dalla Finanziaria. «Noi non abbiamo mai pensato - ha detto il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani - di fare le Finanziarie attraverso riforme che fanno cassa. Non a caso tutte le riforme più importanti non le abbiamo mai fatte con le leggi Finanziarie. Sono materie delicate che vanno affrontate con ponderazione e con attenzione». «Vogliamo che lo "scalone" (il passaggio da 57 a 60 anni nel 2008 per la pensione di anzianità a fronte di 35 anni di contributi ndr) - ha avvertito il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni - venga rimosso o modificato. Ma se deve costituire l'occasione per ottenere più danni di quelli che risolviamo, allora è meglio lasciare il mondo così come è». Convinti della necessità di intervenire rapidamente sono invece gli industriali che con il vicepresidente della Confindustria Andrea Pininfarina ricordano come qualsiasi modifica della legge Maroni per attenuare lo scalone debba prevedere risparmi compensativi. «Il governo - ha spiegato - si è espresso fin dall'inizio sulla volontà di modificare il cosiddetto "scalone" del 1 gennaio 2008. Non so se la riforma delle pensioni andrà in Finanziaria o no ma è fondamentale capire se qualcosa verrà toccato, perché? si rischia uno squilibrio che deve essere recuperato da un'altra parte». Ma non è solo la discussione sulle pensioni a mettere in difficoltà la maggioranza. Anche l'entità della manovra, infatti, continua a far discutere. La sinistra radicale non demorde nella richiesta di uno «sconto» sulla Finanziaria (Diliberto si è chiesto dove si troveranno i 30 miliardi previsti), ma a mettere un argine alla babele di voci che ipotizzano un ulteriore alleggerimento scendono in campo prima il vicepremier Francesco Rutelli e il ministro per lo Sviluppo economico Pier Luigi Bersani che confermano: la Finanziaria sarà di 30 miliardi. E poi lo stesso Romano Prodi che, incontrando l'Ugl, definisce «totalmente infondate» le voci che vorrebbero la manovra scendere a 27 miliardi. Intanto, il segretario dei Ds Piero Fassino rassicura il commissario europeo agli Affari monetari Joaquin Almunia: «Facciamo sul serio e a Roma c'è un governo del quale la commissione Ue può fidarsi». Dunque, «abbiamo detto che vogliamo ridurre il deficit di bilancio sotto il 3% entro il 2007, perché questo è essenziale per rimettere in moto la crescita dell'economia, e intendiamo farlo prendendo i provvedimenti necessari per contenere la spesa», compresa quella delle pensioni. Ma sullo strumento con il quale intervenire su quest'ultimo tema, Fassino non si sbilancia. Intanto i dissidenti storici del Prc Gigi Malabaraba, S