La nuova normativa del governo
Legge sul conflitto anche per gli enti locali
Una legge di «civiltà democratica» che riguarderà anche gli amministratori locali, dice il premier. Ma sulla strada della nuova legge, che deve superare la disciplina varata dal governo Berlusconi, le resistenze non vengono più solo dall'opposizione. Dopo la frenata di Mastella, è infatti il presidente della Campania Bassolino a invitare alla prudenza. Prende così voce una sorta di partito trasversale dentro all'Unione di quanti non considerano opportuno scegliere questo terreno per andare allo scontro con la Cdl. E che sottolineano come, se si vuole il dialogo, non si può mettere sul tavolo questo tema. Ma le posizioni di Mastella e Bassolino, per i quali la questione del conflitto di interessi non è la più urgente, non ricevono solidarietà nel resto della coalizione, dove invece si levano molte voci che ammoniscono a non ripetere quello che molti considerano «l'errore del '96», dice fra gli altri Pino Sgobio, del Pdci, quando l'Ulivo vinse le elezioni ma rinunciò alla legge sul conflitto. Con la differenza, avverte Graziella Mascia del Prc, che questa volta «gli elettori non ci perdonerebbero». Un altro esponente del Prc, Sergio Bellucci, va ancora più indietro nel tempo, al 1990 della legge Mammì, quando il governo pentapartito aspettò che fossero i grandi gruppi a trovare un equilibrio che fu recepito con una «legge ad hoc». In ogni caso, osserva Manuela Palermi, che al Senato presiede il gruppo comune fra Verdi e Pdci, la legge è un impegno del programma e va fatta. E non c'è solo la sinistra radicale a mettere le mani avanti. Per l'Italia dei valori è Di Pietro a dire «no ad accordi al ribasso» con l'opposizione, mentre Leoluca Orlando ipotizza che qualcuno nell'Unione, avendo conflitti di interessi «a livello locale, preferisce non colpire nemmeno Berlusconi». La sintesi è quella che trae Franco Monaco. Per l'esponente ulivista della Margherita, se nella Cdl si «strepita» contro la legge, nell'Unione c'è chi sembra animato da «zelo pompieristico». Ma né gli uni né gli altri, per Monaco, devono distogliere la maggioranza dal procedere ad affrontare un «megaproblema» cioè la posizione dominante di Berlusconi, che «allarma l'opinione pubblica democratica internazionale». E anche la Cdl non recede dalle sue posizioni. E il confronto fra maggioranza e opposizione continua.