Il direttore dei Gr Bruno Socillo contesta il Raibaltone avviato dal Centrosinistra
E la Rai in questi anni ha ottenuto risultati di mercato ottimi e incontestabili. Quindi non capisco perché bisogna cambiare i dirigenti delle testate e delle reti e perché c'è tutta questa fretta da parte della maggioranza». Bruno Socillo, direttore dei Gr Rai è stupito da quanto legge sui quotidiani in questi giorni. Si parla senza mezzi termini di «Raibaltone». Il direttore del Tg1 Clemente Mimun rivela che i Ds vogliono la sua testa. E, secondo alcuni (compresi autorevoli esponenti della sinistra radicale alleata dei partiti di governo), si è tornati ai vecchi metodi lottizzatori dell'«era» democristiana. Che succede, direttore? «Nel 2000 il Cda era presieduto da Zaccaria, che è rimasto in carica 13 mesi, e a chi diceva che bisognava cambiarlo si replicava con accuse di lottizzazione. In questo caso il Cda è stato eletto in modo bipartisan, quasi tutti i consiglieri sono stati nominati all'unanimità, i dati di ascolto sono inoppugnabili e si parla di Rai paralizzata. Questo è a dir poco singolare...». Il portavoce di Berlusconi, Paolo Boniauti, sostiene che la sinistra, dopo aver occupato tutte le cariche istituzionali, vuole occupare quelle di viale Mazzini. È d'accordo con quest'analisi? «Mi sorprende sentire che nel 2001 le nomine del Cda non hanno tenuto conto di curricula discutibili. Io non ne conosco uno che sia discutibile. Tutti quelli che oggi si trovano ai vertici Rai sono professionisti validi, con esperienze pluridecennali nel giornalismo e nell'azienda pubblica». L'ex ministro Urbani dice che, se si cambia la direzione del Tg1, bisogna fare lo stesso al Tg2 e al Tg3. Condivide il suo pensiero? «Vorrei capire perché bisogna cambiare Mimun, che ha capovolto il trend del Tg1 in positivo, visto che prima perdeva con la concorrenza». Sempre Urbani sottolinea che non bisogna continuare nella logica spartitoria tra partiti e che non va bene la decisione «classica»: due tiggì alla maggioranza e uno alla minoranza... «La Rai dovrebbe farla finita una volta per tutte con la lottizzazione politica. All'interno dell'azienda ci sono tante persone professionalmente valide. Si deve scegliere tra loro, non basta avere la tessera giusta». A sinistra si sostiene che la destra non si è comportata diversamente nel 2001. «Nel 2001 il governo di centrodestra fece le nomine tenendo conto del fattore-professionalità. E non fece epurazioni di dirigenti. Tanti sono rimasti al loro posto. Per fare qualche esempio, il direttore di Rai3 Ruffini, quello di RaiNews Morrione, quello di Rai Educational Minoli, il direttore del Tg3 Di Bella». Proprio Mimun in un'intervista rivendica i risultati della sua gestione, denuncia che i Ds vogliono la sua testa e Urbani, contemporaneamente, aggiunge: squadra che vince non si cambia. Perché allora questa voglia di cacciare Mimun? «Sono d'accordo con Mimun e Urbani riguardo al fatto che i risultati giustificano la permanenza in carica di un dirigente che li ha ottenuti. Purtroppo sembra di assistere a una pratica in perfetto stile bulgaro pre-caduta del comunismo». Anche la sinistra radicale che fa parte dell'Unione critica il governo e parla di lottizzazione. Come mai? «Si tenta di chiudere la partita delle nomine Rai all'interno di due o tre partiti della coalizione ma tutti vorrebbero qualche poltrona...». Che previsioni fa? Come finirà la telenovela delle nomine? «Fare previsioni è difficile. Il mio augurio, però, è che il buon senso prevalga sulle esigenze di alcuni partiti. Se non sarà così, il danno per un'azienda che aveva ritrovato un equilibrio, capacità innovative e competitive sarebbe inevitabile». E lei è tranquillo? «Il mio curriculum è indiscutibile. Sì, sono tranquillo...».