di LAURA DELLA PASQUA IL GOVERNO fa marcia indietro.

Il rischio è di mettere sotto tensione a maggioranza, creare problemi di comprensione con il fronte sindacale e soprattutto regalare all'opposizione un argomento da cavalcare. Saranno forse i mugugni dei sindacati o il polverone scatenato dalla sinistra radicale o forse anche l'abile mossa di Tremonti che ha invitato a fuggire verso le pensioni, fatto sta che ieri il premier alla Festa della Margherita ha fatto dietro front. La riforma delle pensioni si farà ma «non so se ci arriveremo con la Finanziaria o dopo» ha detto alla platea di Caorle. Poi però ha ulteriormente precisato il tiro. «Non dobbiamo completare tutto con la Finanziaria. Nessuno può pretendere che dalla manovra venga una riforma organizzata di tutti capitoli della vita economica e sociale del Paese». «Non vedo strada migliore che il sistema di disincentivi e incentivi e anche regole per il mezzo tempo. È la strada che un paese civile deve compiere». Bisogna, conclude Prodi, «riportare le correzioni necessarie per il cambiamento della vita media e adattare il sistema pensionistico alla realtà». Prodi ribadisce che il punto di arrivo è un sistema «con maggior libertà di scelta» che tenga conto dell'allungamento della vita media. Se il governo precedente avesse applicato i controlli della legge Dini non avremo i problemi di oggi», aggiunge il premier. Le stoccate al precedente governo non si fermano qui. Prodi non ha gradito le critiche dell'ex ministro Giulio Tremonti e ieri gli ha replicato a tono: alcune parole di esponenti della Cdl mettono a rischio l'equilibrio del Paese. Ma se Prodi ha lanciato messaggi tranquillizzanti, D'Alema invece è stato molto duro con chi è contrario a alzare l'età pensionabile. Parlando alla Festa dell'Unità a Reggio Emilia è stato esplicito. «Se uno vuole andare in pensione a 57 anni - cosa che io considero aberrante tuttavia (sì, bisogna cominciare a dirlo forse...) - io non sono per impedirglielo, è una cosa legittima». E poi: «Sono favorevole alle soluzioni che siano più aperte ed elastiche e che lascino il massimo di libertà alle persone, piuttosto che agli obblighi». Ma sia ben chiara una cosa: è «ragionevole pensare che chi va in pensione a quella età, abbia un trattamento pensionistico diverso da chi ci va a 65 o a 68 anni». D'Alema poi ha voluto spostare il tiro dalle pensioni di anzianità che, dice, non sono il vero problema. «I nodi maggiori sono altri due. Le pensioni minime e le pensioni di quelli che oggi hanno 20-30 anni i quali col cavolo che potranno andare in pensione a 57 anni. E quando ci andranno a 65 prenderanno pensioni più basse di quelli che oggi ci vanno a 57 anni». A Prodi è arrivata la replica da Tremonti. «Se Prodi aumenterà i contributi sul lavoro autonomo, non resta che aspettare e allora si vedrà chi fa davvero delinquenza politica». Il vicepresidente di Forza Italia sottolinea che il premier «per vincere le elezioni, ha promesso nel suo programma che avrebbe eliminato lo scalone 2008. Adesso è in crisi perchè non sa come pagare il conto della consumazione. Non sa come tappare il buco da lui stesso creato».