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«UNA leadership si gioca sulle idee» e «su questo terreno la destra rischia di inciampare».

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«Allo stato attuale — dice — fioriscono le bizze, i dispetti, i narcisismi», eppure «noi siamo convinti che per una nuova aggregazione vi sia l'opportunità» e che «una grandissima parte di elettori aspetti di coglierla». Per l'esponente di FI all'orizzonte vi sarebbe «l'opportunità di un partito e di un'aggregazione di tipo conservatore liberale». Una dottrina, quella del conservatorismo liberale, che si «basa — spiega sempre Pera — sulla difesa della nostra tradizione europea e occidentale e sulla custodia della nostra autonomia individuale». Ci sono difficoltà sul percorso di un progetto unitario nel centrodestra, ma anche a sinistra l'ex numero uno di Palazzo Madama vede molte contraddizioni: «Contro i progetti democratici del sindaco Veltroni, che accelera, sta l'asprezza radicale del ministro D'Alema che frena. Contro il cristiano rinato Rutelli sta il democristiano Parisi». Dalla politica interna a quella internazionale. Per Pera l'Europa continua ad avere «una politica estera debole, più di accondiscendenza» con «i regimi dispotici che di lotta al fondamentalismo islamico». Non va meglio per l'identità europea, «oggi evanescente, indeterminata, informe». Pera torna a battere sul tema della secolarizzazione: «L'Europa non è più laica, è laicista» e «il laicismo è prodotto dal relativismo culturale e dal multiculturalismo sociale». E così ci ritroviamo a vivere in un continente in cui «ogni desiderio, ogni bizza può diventare un diritto purchè votato a maggioranza parlamentare».

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