Napolitano ai Poli: «Dialogate di più»

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha approfittato del suo intervento in videoconferenza al workshop Ambrosetti, dove è riunito il gotha dell'economia e della finanza, per lanciare un appello a maggioranza e opposizione a un «impegno comune» sulla strada del risanamento nei giorni in cui si discute della Finanziaria. Parole chiare in un discorso più ampio in cui ha parlato anche di Europa e del bisogno di confronto, anzi «convergenza» anche sulle riforme costituzionali, che però hanno scatenato reazioni tanto che il vicepresidente di Forza Italia, Giulio Tremonti, ha parlato di «compromesso storico» e ha definito l'invito del Capo dello Stato come «l'attacco più forte al governo Prodi», anche più forte della «proposta di una grande coalizione». Una presa di posizione che ha portato il Quirinale, con una nota del Capo ufficio stampa, a precisare smentendo questa interpretazione. Le parole del Capo dello Stato «non si prestano a nessun equivoco o strumentalizzazione», inizia il comunicato. E così conclude: «È del tutto infondata l'interpretazione dell'onorevole Tremonti che ha attribuito al presidente della Repubblica una richiesta di unità in parlamento sulla manovra economica proponendo così il "compromesso storico"». «Prendo atto della precisazione che libera il campo da ogni equivoco», è stata, in serata, la risposta di Giulio Tremonti. Sul «modo e sulle misure» per risanare i conti pubblici, secondo Napolitano, una «dialettica di diverse posizioni fra maggioranza e opposizione è naturale e fisiologica» anche se il Capo dello Stato ha invitato a far in modo che «il confronto sia più pacato e costruttivo». «Il nostro obiettivo — gli ha fatto eco poche ore dopo il presidente del Consiglio Romano Prodi che ha chiuso il workshop — è il riequilibrio dei conti pubblici: su questo non transigo. Posso assicurare che prendiamo sul serio le direttive europee». Anzi, Prodi non ha rinunciato a una stoccata a Giulio Tremonti ricordando il suo «dispiacere» di presidente della Commissione Europea quando Germania e Francia si coalizzarono con l'aiuto dell'Italia per disobbedire alle indicazioni dell'Unione. Ma l'ex ministro dell'Economia ha escluso la possibilità che l'opposizione voti la manovra finanziaria, mentre non ha chiuso sulla possibilità di un lavoro comune sulle riforme costituzionali. «Cerchiamo di essere coerenti - ha commentato - Difficilmente potremo votare un provvedimento come il decreto di luglio che demonizza il ceto medio». Il deputato di Forza Italia Isabella Bertolini è andata oltre assicurando che «il governo non uscirà vivo dalla finanziaria». Mentre il leader della Democrazia Cristiana Gianfranco Rotondi ha chiesto le dimissioni di Prodi in cambio dell'appoggio alla Finanziaria. «Siamo pronti ad accogliere l'appello del Presidente della Repubblica — ha spiegato — Ma è bene sottolinearlo, significa anche un governo di unità nazionale: senza le dimissioni di Prodi nessun accordo sulla finanziaria è possibile». Anche nel centrosinistra c'è chi non ha nascosto le sue perplessità sulle parole di Napolitano. Marco Rizzo del Pdci ha invitato il governo a «prestare attenzione» a sindacati e fasce più deboli di popolazione, mentre per Angelo Bonelli, il capogruppo dei Verdi alla Camera «sulla Finanziaria è impossibile parlare di convergenze». Ha difeso le parole «sagge ed equilibrate» di Napolitano Franco Monaco. Al di là di tutto, restano le intenzioni del presidente del Consiglio Prodi che ha ricordato come «il cantiere delle riforme si sia appena aperto». E se certe decisioni saranno «responsabilità del governo» per altre l'impegno «unilaterale» di Prodi è quello di prenderle con una larga maggioranza, a partire dalla legge elettorale.