FINE settimana aspro di polemiche sul tema Rai in attesa del primo Cda dopo le vacanze, che si riunierà mercoledì.
Quest'ultimo usa toni pacati e pesa le sue parole, parlando di nomine ed equilibri politici all'interno della Rai e del Cda, sulla linea che il ministro aveva espresso a proposito della nuova legge, ribadendo la sua idea di una liberalizzazione seria ma senza intenti punitivi, cui non ha evidentemente creduto Confalonieri per il quale «Vogliono toglierci pezzi importanti. Dobbiamo difenderci perché abbiamo il dovere di salvaguardare migliaia di posti di lavoro». Ieri gli ha fatto eco Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi: «Dopo aver occupato tutte le principali cariche del Paese e, tra l'altro, anche la presidenza della Rai, il governo si è scatenato nell'occupazione militare di tutte le poltrone di viale Mazzini». E il presidente degli eurodeputati di Forza Italia Antonio Tajani ha aggiunto: «Siamo alla vigilia del sacco di viale Mazzini. Dopo aver occupato tutte le cariche istituzionali della Repubblica, la sinistra ha deciso di invadere il sistema dell'informazione pubblica» e ha annunciato che è pronto a portare «a conoscenza dell'Unione Europea quanto sta avvenendo in Italia, affinché «questo scempio non accada». Petruccioli ha parlato, da parte sua, di solo 6-7 nomine urgenti, aggiungendo, a proposito delle separazioni politiche nel Cda, che «se nel sistema dell'alternanza, il servizio pubblico non guadagna uno spazio di autonomia rispetto alle maggioranze che si susseguono, è destinato a finire». Quindi ha ricordato che sia Cappon, sia Leone sono stati votati all'unanimità, per concludere: «La nostra scommessa è evitare una divisione solo politica con l'equilibrio e la motivazione professionale delle scelte». A proposito infine della possibilità di nomine che riguardino anche uomini del centrodestra, ha ricordato: «Un servizio pubblico deve sempre includere, mai escludere». Dura la replica del leader della Nuova Dc Rotondi: «Giù le mani dalla Rai: questo Cda, come previsto dalla legge, è in carica regolarmente e dovrà scadere solo al mandato naturale», notando: «C'è un'avidità da parte di Prodi e del segretario Ds Fassino ad accelerare il rinnovo delle nomine che non ha ragion d'essere». Così ha risposto Giuseppe Giulietti, esponente Ds: «Ma quale militarizzazione della Rai. Il Cda è saldamente in mano alla destra; dal momento che il consigliere Petroni, nominato dal precedente governo, non ha nemmeno sentito il dovere morale di rassegnare le dimissioni. Da Cappon non ci attendiamo epurazioni, ma solo il ripristino della legalità e delle regole calpestate». «Qualcuno dice che tutto dipende dalla posizione di Petroni che è anomala - ha aggiunto il ministro della giustizia Clemente Mastella - Ma allora è anomalo anche il fatto che tanto il presidente della Rai che il direttore generale siano dello stesso segno. Ci vuole grande equilibrio. Non si può fare piazza pulita. Le scelte vanno fatte all'interno dell'azienda». «Uno dei nostri compiti sarà quello di riassegnare alla Rai la sua funzione strategica di servizio pubblico», ha detto il ministro dello Sport Giovanna Melandri.