CERNOBBIO (COMO) — «L'economia italiana è ancora in stasi», ma il Paese «potenzialmente è in crescita».
I conti pubblici, ha ricordato Padoa-Schioppa nel suo intervento a porte chiuse, sono però ancora «fuori controllo»: lo squilibrio è «strutturale» ed «è una delle cause della mancata crescita». Insomma, «è sbagliato dire che basta la ripresa per mettere a posto i conti pubblici». Il motore del paese, ha spiegato tra l'altro Padoa-Schioppa alla platea dell'Ambrosetti, sono le imprese, anche perché lo stallo dell'economia dipende da una «stasi della produttività in atto da dieci-dodici anni». Il ministro ha voluto poi precisare che la riduzione della manovra finanziaria a 30 miliardi, dai 35 miliardi inizialmente previsti, è stata un «ritocco tecnico e non politico». Resta tutto l'impegno ad agire «il più possibile dal lato della spesa, più che da quello delle entrate». Perché «bisogna fermare questa dinamica». I margini tecnici per un intervento ci sono, si è appreso, ma manca il consenso politico per farlo. Per rimettere a posto i conti sarà tra l'altro importante «la concertazione, che deve essere complementare all'azione di governo», anche se da ultimo «è il Governo che decide». Ma il ministro ha anche ventilato la possibilità che insieme alla legge finanziaria forse sarà necessario varare anche un decreto legge. «"Oggi siamo concentrati sulla finanziaria — ha detto — che a fine settembre dovra' entrare in Parlamento insieme alla legge di bilancio e ad altri provvedimenti legislativi. Forse sara' necessario anche un decreto legge». Dall'opposizione, intanto, il vice presidente della Camera Giulio Tremonti si è detto convinto che sulla finanziaria difficilmente si potranno trovare dei punti di convergenza. Più possibile un'apertura sulla riforma costituzionale, anche se secondo Tremonti riuscire a realizzarla «sarà molto difficile dopo il referendum». «Tutte le contraddizioni del centrosinistra stanno esplodendo sulla legge finanziaria, dove esistono posizioni di fondo strategiche di segno opposto», è stato invece il commento del vicecoordinatore nazionale di Forza Italia Fabrizio Cicchitto. In giornata, intanto, è emerso dai dati 2006 dell'Osservatorio Siemens-Ambrosetti come gli investimenti esteri in Italia siano ancora limitati ma in crescita costante, mentre alcuni paesi europei registrano una inversione di tendenza o un aumento limitato. Gli investimenti diretti esteri nel nostro paese, nel periodo 1998-2003, sono pari allo 0,9% contro lo 0,7% della media 1997-2002. L'Italia rimane all'ottavo posto e «resta ancora molto da fare per migliorare la capacità di attrazione» degli investitori. Altri paesi come Regno Unito o Svezia hanno mostrato però flessioni nei flussi di investimenti, mentre la crescita in Francia e Germania è stata più limitata.