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Al workshop di Cernobbio il Professore avverte: «Sul risanamento non transigo»

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Perché l'Italia ha bisogno di «riforme sistemiche» e non di «fuochi d'artificio». «Non si può scalare il Monte Bianco in un giorno, va scalato a tappe». Il Monte Bianco sono i conti pubblici (fu il ministro Padoa Schioppa a usare per primo la metafora) e Romano Prodi è tornato ieri a fare ricorso a questa immagine per ribadire alla platea del workshop Ambrosetti di Cernobbio quanto va dicendo dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi. La rotta è chiara, la barra è ferma e il Governo procede sulla via intrapresa: risanamento dei conti pubblici, liberalizzazioni, riforma pensioni. È finito il tempo della «creatività di Tremonti» ha spiegato il presidente del Consiglio alla platea di Villa d'Este e allo stesso ex ministro dell'Economia presente in sala. Questo è il tempo di una politica in cui il risanamento dei conti pubblici è priorità assoluta («Prendo molto sul serio le direttive europee. Non sarò io a disobbedire a quelle indicazioni che sono fatte a vantaggio di tutti. Abbiamo un obiettivo, che è il riequilibrio dei conti pubblici: su questo non transigo»), e l'Italia vuole stare in Europa in linea con i parametri e con quella credibilità internazionale conquistata sul campo e testimoniata «in modo emblematico» dalla missione in Libano. Romano Prodi, e con lui il vicepremier Francesco Rutelli, e i ministri Padoa Schioppa, Melandri, Letta, Damiano, ha portato questo messaggio a Cernobbio. Ai tanti industriali, e banchieri e manager presenti, da Marco Tronchetti Provera a Vittorio Merloni, da Alessandro Profumo a Mario Monti, il premier è apparso «determinato e tranquillo». «Noi non vogliamo sconti su Maastricht - ha affermato - ma nello stesso tempo diciamo che l'Italia deve smettere di essere il fanalino di coda nella media dello sviluppo europeo. Vogliamo crescere più della media europea». Per raggiungere questo obiettivo la strada indicata dal Governo è semplice ed impegnativa ad un tempo: procedere con le decisioni prese, a cominciare dalle liberalizzazioni. «Il decreto Bersani - ha precisato il premier - è il primo passo di una serie di riforme che vogliamo portare avanti. Perché il punto è semplice: o noi facciamo queste riforme, oppure la produttività del Paese è destinata a non crescere». Ognuno deve fare la sua parte, anche il mondo dell'industria: «Anche voi imprese dovete fare la vostra parte tocca a voi fare investimenti. Mi sembra invece che chiediate troppi ombrelli. Ma non non siamo una fabbrica di ombrelli». Non si tratta di fare «fuochi d'artificio» ma di procedere verso la vetta del Monte Bianco passo dopo passo, in un percorso che è per sua stessa natura a tappe. Pensioni comprese. Un riforma che però va fatta, per quanto dopo «amplissima discussione». «Bisogna essere meno rigidi sull'età pensionabile - ha detto il premier -. Mettere a punto un sistema di incentivi e disincentivi risponde alle esigenze di una società moderna. Dobbiamo fare di tutto per riuscire a rispondere a queste domande, sia di coloro che vogliono continuare a lavorare dopo i sessant'anni, sia di coloro che invece preferiscono non farlo». Per questo motivo Prodi ha chiesto a Confindustria di preparare degli schemi anche per il part time «in modo tale che uno, se vuole, possa lavorare anche dopo i sessant'anni. E chi sceglie di stare al lavoro deve poter essere premiato». Il Professore ha quindi gettato acqua sul fuoco delle polemiche e delle reazioni che il capitolo pensioni sta innescando. «Sono girate tante voci in questi giorni - ha detto - anche maliziose. Voci che hanno spinto la gente a fare domanda di uscita anticipate e che non giocano né a fare del singolo né alla collettività. Cerchiamo di fare discorsi seri». Una risposta Prodi l'ha data anche al ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che aveva invitato il Governo a lasciare fuori dalla manovra di bilancio una riforma importante come quella delle pensioni. «La Finanziaria - ha affermato Prodi - non può togliere alcun c

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