La sinistra accelera sulla legge-bavaglio

In attesa del 13 settembre quando la proposta di legge dei capigruppo dell'Unione inizierà il suo iter in commissione Affari Costituzionali, il Governo non perde tempo e lavora parallelamente a una bozza di modifiche che nelle intenzioni del presidente del Consiglio Romano Prodi potrebbe tradursi in un emendamento da presentare alla Pdl dei capigruppo di maggioranza. Il Professore infatti non ha dubbi a considerare la materia prettamente parlamentare a cui «il governo può dare un contributo ma deve essere poi il Parlamento - è il ragionamento di Prodi - a decidere come fare la legge». A dare un'accelerata all'esigenza di nuove regole d'altronde era stato lo stesso premier il quale dalla festa dell'Udeur a Telese e poi dai Ds a Pesaro aveva sottoscritto l'impegno che «il centrosinistra avrebbe varato una legge con cura, onestà e trasparenza». Il premier però aveva anche specificato che il provvedimento «non sarebbe stato contro Berlusconi ma nell'interesse degli italiani». Parole che non hanno convinto l'opposizione, compatta, per ora, nel rifiutare ipotesi di accordo sulle modifiche da apportare al testo già esistente. Se l'inizio della discussione in Parlamento è previsto per il 13 settembre, quando in commissione Affari Costituzionali Luciano Violante illustrerà la proposta di legge firmata da tutti i capigruppo dell'Unione, il ministro delle Riforme Vannino Chiti ha già in mano una proposta elaborata dal gruppo di Astrid (composto tra gli altri da Stefano Passigli e Franco Bassanini), che potrebbe essere presentata già alla prossima riunione del Consiglio dei Ministri. Tra le modifiche contenute nella «bozza» Chiti ci sarebbero dei nuovi criteri sull'ineleggibilità, e cioè, si starebbe discutendo se escludere o meno da incarichi di governo chi ha la semplice proprietà dei beni e non solo la gestione; ma novità si prospettano anche sul fronte dell'incompatibilità da allargare a Regioni e Comuni, proponendo poi una soluzione intermedia tra la vendita dei beni e l'affidamento di questi ad un «blind-trust». In concreto, la proposta di «Chiti&Co» propone di congelare, nel caso che un esponente del governo risultasse proprietario di pacchetti di azioni, il suo diritto di voto nell'assemblea societaria. Se l'intenzione di Prodi è quella di restare in seconda linea rispetto all'iniziativa dei capigruppo di maggioranza, in Consiglio dei Ministri non tutti potrebbero però pensarla allo stesso modo. L'ex pm di Mani Pulite e ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro è deciso a non voler far sconti: «Il conflitto d'interessi deve essere risolto in modo radicale e non all'italiana». Nelle intenzioni del leader dell'Italia dei Valori più che emendamenti ad un testo già depositato ci sarebbe l'intenzione di un vero e proprio disegno di legge. In attesa che la proposta inizi il suo iter parlamentare, ad inasprire il clima tra maggioranza ed opposizione ci pensa poi l'intervista a La Repubblica di Fedele Confalonieri che mette in guardia l'Unione: «Giù le mani da Mediaset». «Una volta i re e i dittatori li appendevano per i piedi - attacca il numero uno di Mediaset - Il piazzale Loreto di Berlusconi rischia di diventare lo smantellamento delle sue televisioni. Invece di appenderlo per i piedi, vogliono togliergli le tv». Immediata la replica della maggioranza che si dice «stupita» per «l'aggressività» di Confalonieri, che veniva ricordato come «un uomo aperto al dialogo e al confronto». La Cdl intanto prepara le barricate. Una tiepida apertura arriva per il momento solo da Gianni Alemanno (An) che però aspetta di «vedere le proposte e le intenzioni dell'Unione». L'azzurro Schifani promette invece «ostruzionismo in tutte le sedi di aula e di commissione». Ancora più duro Bondi che avverte come «il popolo delle libertà» sia pronto a mobilitarsi contro le «politiche vendicative del governo». Non risparmia accuse neanche Roberto Calderoli (Lega), che invi