La precisazione del ministro del Lavoro
«Non ho mai detto nè pensato di alzare il limite minimo d'età per la pensione a 62 anni, ma anzi stiamo studiando una modifica delle legge Maroni per consentire ancora ai lavoratori italiani che abbiano raggiunto i 35 anni di contributi di andare in pensione con meno di 60 anni, ad esempio a 58», ha precisato il ministro Damiano. «Bisogna ricordare - ha aggiunto Damiano - che la legge Maroni, voluta dal governo che ci ha preceduti, prevede che, dal 1° gennaio 2008, si possa andare in pensione soltanto se sono soddisfatte contemporaneamente due condizioni: i 35 anni di contribuzioni e i raggiunti sessant'anni d'età, a meno di non avere 40 anni di contribuzione, condizione sempre più difficile da oggi in avanti. Fatta salva la condizione dei 35 anni d'età, da tempo stabilita, la nostra idea è che si possa andare in pensione, invece, anche prima dei sessant'anni». «È assolutamente falso poi - ha detto Damiano - che ci sia un progetto per innalzare l'età di pensione per le donne. È vero che ci sono ipotesi relative a meccanismi di incentivazione e a disincentivi, per decida di continuare a lavorare o voglia andare invece in pensione prima, anche questi, però, in relazione alle condizioni di ciascuno, a quanto un lavoro può essere usurante e in un'ottica di maggiore libertà di scelta». Poi all'indirizzo dell'opposizione dice che «è in malafede chi parla di macelleria sociale». Annuncia che «bisogna anche trovare misure, come i contributi figurativi, che consentano ai giovani che entreranno nel mondo del lavoro fra qualche anno e con il sistema contributivo di non avere pensioni davvero troppo leggere. Bisogna offrire loro almeno la copertura contributiva per i periodi in cui non fossero occupati. E poi forse bisogna parlare di rivalutare pensioni che attualmente si aggirano attorno o sono sotto i 500 euro. Difficile pensare che chi le percepisce sia oltre la soglia di una vita decorosa». Ma Tremonti da Cernobbio, nella pausa del worshop Ambrosetti invita i «pensionati prossimi ad andare in pensione prima possibile». «Si salvi chi può» dice l'ex ministro dell'Economia. Tremonti ha aggiunto che in campagna elettorale la coalizione di centrosinistra aveva «promesso un miglioramento della situazione e l'abbattimento dell'odioso scalone. Ora - ha aggiunto - o non vogliono mantenere le promesse, o forse fanno confusione. Hanno avuto il voto per abbattere il cosidetto scalone - ha puntualizzato ancora - e ora mettono i pensionati nel tritacarne». Interviene anche Alemanno di Alleanza Nazionale. «L'apertura che ha fatto il vicepresidente Rutelli alle parti sociali può avere un solo punto di caduta: escludere ogni intervento sulla previdenza dalla Finanziaria». «Questa scelta - prosegue Alemanno - avrebbe due effetti: il primo è quello di evitare che il sistema previdenziale venga utilizzato come una voce nel menù di tagli previsti dalla Finanziaria; i conti previdenziali e quelli dello Stato devono essere sempre più separati. Secondo, dare la possibilità di verificare in modo più serio ed approfondito l'opportunità di un nuovo intervento sulla previdenza, cominciando dai coefficienti di trasformazione che da tempo dovrebbero essere verificati con le parti sociali». «Le pensioni - conclude Alemanno - sono un argomento troppo importante e troppo serio per essere sacrificato sull'altare dei conti pubblici».