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LA CHIAVE per sbloccare la situazione delle nomine Rai? Potrebbe essere la legge sul conflitto d'interessi.

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In realtà, per Fedele Confalonieri, presidente Mediaset e fedelissimo di Berlusconi, l'improvviso accendersi del dibattito attorno al conflitto di interessi altro non sarebbe se non una manovra della maggioranza di centrosinistra per mettere il Cav con le spalle al muro e costringerlo a trattare sul tema delle nomine Rai. «Non escludo - riferisce Confalonieri - che qualcuno voglia scambiare la Rai con la riforma delle norme sul conflitto di interessi, ma è una piccola forma di cabotaggio politico». Al di là delle accuse di Confalonieri su un presunto «esproprio» di Mediaset, la riflessione sullo scambio Rai-conflitto di interessi fa riflettere. Anche perché una ipotesi in tal senso gira anche per i corridoi di viale Mazzini. Tutti sanno che il Consiglio di amministrazione è a maggioranza di centrodestra. Tutti sanno che Petroni non ha alcuna intenzione di dimettersi e che, se anche lo facesse, questo comporterebbe un cambio di presidenza, in quanto la legge prevede che Petruccioli dovrebbe lasciare spazio a un presidente di garanzia di opposizione. Qualsiasi nomina, restando immutato lo status quo, verrebbe quindi bocciata dall'attuale Cda. E allora? Anziché andare allo scontro e perdere tempo prezioso, il centrosinistra pensa a un accordo con la Cdl. Come? Mettendo sul vassoio la legge sul conflitto di interessi e garantendo qualche poltrona di peso all'opposizione, la quale non chiede altro se non una spartizione più equa dei posti al sole in Rai. In questo modo, il Cda potrebbe anche approvare le nomine tanto agognate dal governo Prodi. Solo fantaplitica? Mica tanto, perché qualche parlamentare di Forza Italia lancia l'accusa: «Col conflitto di interessi vogliono costringerci a scendere a patti non solo sulla Rai, ma anche su Libano e Finanziaria». P. S.

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