Il Fondo Monetario Internazionale
Sullo sfondo di un Pil che quest'anno crescerà dell'1,5%, la situazione delle finanze pubbliche resta infatti «particolarmente difficile», con un deficit che nel 2007 è proiettato verso il 4,1%. Ma una manovra credibile è ancora di là da venire. È il giudizio espresso dal Fondo Monetario che nel World Economic Outlook ha provveduto a rivedere ad un rialzo praticamente generalizzato le previsioni economiche mondiali. Nella bozza del rapporto, che sarà diffuso a Singapore a metà settembre, il Fmi misura il polso di una congiuntura internazionale che per il terzo anno consecutivo mostra segni di progresso. Un leggero rallentamento è invece atteso nel 2007. In Italia la crescita di quest'anno è stata rivista al rialzo di 3 decimi di punto rispetto alle ultime stime ufficiali di aprile scorso, dall'1,2% all'1,5%, mentre per il 2007 è stata fatta una leggera limatura, dal +1,4% al +1,3%. Ma anche se per quest'anno l'Italia ha goduto come gli altri di un ritocco all'insù, il passo della nostra economia resta comunque ben più lento di quello della media di Eurolandia (+2,4%) e anche dei paesi del G7, tutti in ripresa di oltre il 2%. Il Fondo però punta il dito soprattutto sulla situazione «particolarmente difficile» dei nostri conti pubblici. Dopo una prima missione di ricognizione degli ispettori di Washington in Italia a metà luglio (subito dopo il varo del Dpef), il Fmi fissa nella bozza dell'Outlook il deficit di quest'anno al 4% quest'anno e sottolinea che il disavanzo è «in marcia verso il 4,1% nel 2007». Perciò, osserva, «l'impegno del nuovo governo a contrastare il deficit è quindi benvenuto, anche se un piano di aggiustamento credibile a medio termine (compresa l'identificazione delle misure in grado di mettere in atto l'ambiziosa correzione prevista nella Finanziaria 2007) deve ancora essere messo a punto». Quanto al debito netto, si attesterà al 103,7% quest'anno per poi risalire al 104,8% il prossimo. Tra i principali partner europei, inoltre, l'Italia è anche il paese con il livello più basso di investimenti delle imprese, ancora afflitte da un «debito ancora in crescita e da una più bassa redditività».