di PINA SERENI PERCHÉ mai tanta fretta? Perché il governo ha così tanta premura di metter mano alla ...

Il nodo della questione è proprio qui. Il Cav poteva contare su un'ampissima maggioranza parlamentare, frutto di un fragoroso successo elettorale della Cdl. Era sicuro, Berlusconi, di durare in carica a Palazzo Chigi cinque anni, portando a termine la legislatura. Prodi questa certezza non ce l'ha affatto. I numeri, soprattutto a Palazzo Madama, parlano chiaro. Il Prof potrebbe cadere da un momento all'altro: magari già quando si voterà la missione in Libano, oppure, chissà, in dicembre, quando la maggioranza potrebbe non trovare l'accordo sulla Finanziaria. Neppure i voti di fiducia, cui ha così abbondantemente attinto l'esecutivo nei suoi primi mesi di vita, potrebbero salvare il premier. Il tempo, quindi, stringe. E se da un lato la maggioranza prova a strappare qualche senatore alla Cdl, dall'altro Prodi e il centrosinista vogliono piazzare più fedelissimi possibile in Rai fintanto che ne hanno modo. Ecco, allora, intensificarsi, nonostante i malumori dei partiti dell'estrema sinistra che si sentono tagliato fuori, i contatti tra Ds e Margherita per arrivare alla quadratura del cerchio. Ma l'attuale Cda rimarrà in carica fino alla scadenza naturale del mandato: qualsiasi cambio proposto dal centrosinistra potrebbe, quindi, tranquillamente venir bocciato dal Consiglio. L'unico modo per dare il là al valzer delle nomine è gettare ombre sul Cda. Questo il piano del dg Cappon, che già mercoledì potrebbe proporre in Consiglio qualche nuova nomina. Cappon vuole usare la probabilissima bocciatura dei propri desiderata per dimostrare l'ingovernabilità del Cda. Posto che Cappon, alle Risorse umane, vorrebbe Braccialarghe al posto di Comanducci, tutto ruota attorno alla posizione di Clemente J. Mimun, direttore del Tg1. Declinate tutte le proposte di Cappon per trattenerlo in azienda dopo l'addio (tra cui la direzione di RaiSport, che dovrebbe andare, a questo punto, a Marco Franzelli, molto vicino al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo), Mimun è intenzionato a rimanere al timone dell'ammiraglia dell'informazione Rai il più a lungo possibile, forte di una proposta allettante da Mediaset. Posto che Carlo Rossella non si muoverà dal Tg5, non è ancora certo l'incarico che Mimun andrà a ricoprire in seno all'azienda del Cavaliere. Al timone del Tg1, il centrosinistra avrebbe raggiunto un accordo di massima su un personaggio esterno alla Rai e condiviso almeno dal ticket Ds-Margherita. In ribasso le quotazioni di Antonio Caprarica, uomo Ds. I Dl avrebbero infatti chiesto come contropartita il Tg3. Così, pur di mettere le mani sul telegiornale della Terza Rete, i Ds avrebbero acconsentito a un nome terzo ed esterno alla Rai: si parla di Marcello Sorgi, un cavallo di ritorno che può mettere d'accordo un po' tutti. Mieli e Riotta rimarranno in Rcs, così come Ferruccio De Bortoli non si muoverà dal Sole 24 Ore: costa troppo e sarebbe poco gestibile dal centrosinistra. Al Tg3 potrebbe anche rimanere Antonio Di Bella, ben visto dalla sinistra moderata. Al centrodestra andranno, invece, Rai2, Tg2 e Gr. Mauro Mazza non su muoverà dal Tg2: è ben visto da tutta la Cdl e An, inoltre, sembra poter avere più spazio di Forza Italia, come dimostra la designazione di Guido Paglia, attuale responsabile alle relazioni esterne, alla guida della Sipra, la potentissima concessionaria di pubblicità. Agli azzurri dovrebbe comunque andare la direzione di rete di Rai2, mentre An potrebbe incassare anche il Gr.