LE bacchettate delle autorità europee sulla manovra finanziaria, la pressione contraria esercitata da ...
Non sarà un autunno in discesa quello che attende il governo di Romano Prodi e la coalizione da lui assemblata. Quanto al bilancio dei primi cento giorni - un traguardo festeggiato due giorni fa da Prodi a Telese con tanto di torta sorpresa e candeline da spegnere - il dibattito è aperto. La tradizionale luna di miele tra il premier appena insediatosi e l'elettorato si è già conclusa o è destinata nel caso di Prodi a protrarsi? L'impressione è che, anche a causa del clima estivo, media e opinione pubblica abbiano finora sostanzialmente sorvolato sulla domanda. Alcuni tra i più accreditati esperti di demoscopia forniscono qualche utile indicazione. Rimandando - per i necessari approfondimenti - alle verifiche d'autunno. «Tutto si decide dopo la Finanziaria», osserva Renato Mannheimer, direttore scientifico dell'istituto Ispo. Mannheimer aggiunge che per formulare un vero e proprio giudizio attende dati dei quali potrebbe disporre già nei prossimi giorni. Fin d'ora, però, riferisce - facendo leva sul proprio fiuto - la seguente impressione: sull'operato del governo Prodi l'opinione pubblica vive «un momento di riflessione». Il che - aggiunge il direttore dell'Ispo «capita sempre in autunno», sebbene i temi al centro dell'agenda politica stiano contribuendo al formarsi di questa tendenza. Rimanda a imminenti indagini Maurizio Pessato, amministratore delegato di Swg, per il quale il mese di agosto poco si presta a rilevamenti affidabili sulla politica. Ma a luglio - precisa - la situazione per il governo Prodi «non era male». Più rosee le indicazioni fornite all'entourage del premier da Nicola Piepoli, fondatore dell'omonimo istituto, per il quale il gradimento dell'opinione pubblica sul governo Prodi è stabilmente intorno al 50 per cento - lo stesso livello registrato al momento della formazione dell'esecutivo. Il varo del pacchetto Bersani ha consentito al governo di raggiungere un picco positivo, impresa alla quale - nota Piepoli - ha contribuito, come d'abitudine, l'umore filo-governativo da inizio delle vacanze. Quanto al fattore Libano, non ha inciso sul giudizio. Piepoli osserva che il gradimento riscosso dal governo Prodi «è superiore di circa dieci punti a quello ottenuto all'inizio e alla fine della scorsa legislatura dall'esecutivo Berlusconi». D'altra parte, «le valutazioni dell'elettorato sono molto più stabili di quanto abitualmente non si ritenga: le oscillazioni raramente superano di quattro punti la media, chi all'inizio si dichiara pro o contro un governo in genere continua a farlo. Prima che l'opinione pubblica si schieri totalmente a favore o contro un esecutivo ce ne vuole. Soprattutto in un sistema poco mobile come il nostro, dove gli spostamenti sono millesimali». Se Prodi pare da una condizione più favorevole rispetto a quella di Berlusconi - continua il fondatore dell'istituto Piepoli - è perchè gli elettori di centrodestra lo osteggiano in forma meno virulenta (un quarto di essi è disposto ad approvarne l'operato, mentre al momento dell'insediamento nel 2001 il governo del Cavaliere aveva a sinistra l'80 per cento dei giudizi contro e solo il sette a favore). La curva del governo Prodi - continua Piepoli - ha toccato l'apice con il pacchetto Bersani, nonostante le divisioni emerse sul tema, perchè «l'esecutivo si era mosso, e questo piace agli elettori». Quanto al Libano, «la partecipazione italiana alla missione è sostenuta da destra e da sinistra - con motivazioni diverse - nel 52 per cento dei casi, ma questo non ha inciso sull'apprezzamento del governo».