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di GIANNI DI CAPUA NO a un partito unico dei cattolici, che oggi sono schierati per metà con il centrosinistra ...

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Il leader della Margherita Francesco Rutelli ha rilanciato questo appello nel corso di un dibattito alla Festa del Campanile durante il quale anche Sandro Bondi, Cusumano e Savino Pezzotta hanno archiviato l'esperienza dell'unità dei cattolici in politica. Rutelli ha osservato che la società italiana è a «stragrande maggioranza di cultura cattolica e che ci sono milioni di cattolici che votano anche per partiti di estrema sinistra e di estrema destra». Realisticamente bisogna affermare quindi che è «un bene» la situazione attuale, nella quale «il 50% dei cattolici votano per il centrodestra e l'altro 50% per il centrosinistra». «L'esperienza dell'intergruppo parlamentare tra cattolici va resa stabile», ha detto il senatore Nuccio Cusumano nel quinto giorno della festa del partito del Campanile a Telese: «I valori di carità, umanità e solidarietà così come riportati all'attenzione del mondo dall'insegnamento di Giovanni Paolo II precedono, non solo cronologicamente l'eventuale formazione di un partito cattolico». Cusumano nell'esaltare il valore della coerenza, ha criticato «chi pensa di mettere insieme nello stesso partito valori contrapposti». Quello che è importante, piuttosto, è «non relegare la propria fede al foro interiore», e portare i propri valori «nell'arena pubblica», dandogli quindi una «dimensione politica». Riflessione questa condivisa da Pezzotta («l'unità i cattolici oggi la fanno nella chiesa e non in politica») e da Bondi, secondo il quale i cattolici hanno un compito specifico, quello di rendere «più mite questo bipolarismo selvaggio» continuando a militare nei rispettivi campi: Rutelli ha fatto un ulteriore passaggio parlando del Partito Democratico, verso il quale ha ribadito la propria adesione e nel quale i credenti devono portare i propri valori (pur senza pensare che debbano essere dominanti o esclusivi), per confrontarsi con le altre culture politiche riformiste. Il leader dielle ha indicato quali dovrebbero essere questi valori da portare nella futura aggregazione riformista: «Una visione personalista della libertà, una forte autonomia dei corpi intermedi, una visione positiva del mercato seppur non considerato come dominus assoluto; e infine un'etica del limite di fronte allo strapotere della scienza», etica «che non riguarda solo i cattolici ma anche molti che credenti non sono». «La politica sbaglierebbe se non capisse che ci sono dei limiti sull'inizio e la fine della vita», ha detto ancora il vicepremier, nè è auspicabile che si imponga su questi temi «un atteggiamento di indifferenza», perchè «sono valori che interpellano tutti, credenti e non credenti». Arturo Parisi, presente anch'egli alla Festa del Campanile in un successivo dibattito, ha detto di condividere il fatto che i credenti portino nella nuova aggregazione i propri valori, ma ha messo in guardia da un rischio: «Io mi riconosco in questi valori - ha spiegato - ma mi guarderei bene dal proporli come centrali nel Partito Democratico a chi ha altri ideali». Parisi ha anche affermato di condividere l'idea di un limite allo strapotere della scienza. «È compito della politica - ha detto - porre dei limiti, senza i quali si corre il rischio di precipitare nell'assolutismo».

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