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Marini: «Ma non deve essere punitiva»

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e soprattutto alimenta la logica del «derby fra curve contrapposte di ultras». Da quando infatti Romano Prodi ha confermato che la sua maggioranza cambierà di sicuro le attuali regole in materia di incompatibilità fra cariche di governo e rilevanti posizioni di potere economico, nell'Unione si sono fatte più uniche che rare le voci che invitano a non legiferare contro il leader dell'opposizione. C'è però almeno quella autorevole di Franco Marini. Il presidente del Senato per la verità conferma anche lui che sul tema il Parlamento dovrà intervenire (e lo stesso, ma nulla di più, dice anche il ministro dell'Interno Giuliano Amato), ma accompagna questa sua considerazione con un'altra ben più mitigante. «Credo - ha dichiarato infatti ieri - che debba essere messa da parte ogni volontà punitiva, perchè le leggi dello Stato non si fanno per punire ma per risolvere i problemi». Marini ammette dunque da un lato che quella di avere «un quadro piu» preciso rispetto al rapporto fra comunicazione e politica e ai conflitti che possono sorgere «è una necessità»; ma aggiunge poi che la questione «va gestita bene e con un confronto molto serio». Di «deberlusconizzare» il dibattito sul conflitto di interessi parla invece Gianni Cuperlo, deputato diessino molto vicino a D'Alema. Per lui infatti la legge per regolarlo «non deve né puntare a penalizzare il Cavaliere, né preoccuparsi di non ostacolarne il ruolo di leader politico». E a questo proposito lancia una proposta che, evitando ogni strumentalizzazione politica, vada anche oltre la pur condivisibile proposta di legge presentata dai capigruppo dell'Unione in commissione Affari costituzionali della Camera: adottare fedelmente la legislazione in materia che è già in vigore in qualche altro paese di provata tradizione democratica. Magari quella di un paese caro a Silvio Berlusconi come gli Stati Uniti. Ma mentre monta la polemica fra chi nella Cdl accusa il centrosinistra di rinnovare la stagione delle leggi «contram personam» e chi nell'Unione rivendica l'esigenza di norme più stringenti su questa materia, è come detto il segretario di Radicali italiani a cercare di scardinare subito una logica dialettica a suo dire fuorviante. «L'attuale maggioranza - dice il presidente della commissione Attività produttive della Camera - ha l'onore e l'onere di dire al Paese cosa vuole fare su pensioni, energia, sviluppo, sanità pubblico impiego e molto altro ancora. Solo dopo aver illustrato e promosso un progetto organico di liberalizzazioni si potrà affrontare anche la questione ad esso connessa del conflitto di interessi». Per l'esponente della Rosa nel pugno è insomma «un grave errore» che questo argomento diventi prioritario nel confronto politico. «Credo - aggiunge - che la maggioranza avrà titolo per affrontarlo quando avrà dimostrato di voler fronteggiare concretamente le tante questioni economico-sociali che aspettano una risposta urgente». Intanto il capogruppo alla Camera del suo stesso partito, Roberto Villetti esclude «colpi bassi» ai danni di Berlusconi mediante una nuova legge sul conflitto. «Non ci deve essere - avverte - nessuno spirito punitivo, che servirebbe solo a rendere più grave la contrapposizione politica e aprirebbe una grave spaccatura nel paese».

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