Giorgio Lainati del direttivo di Forza Italia alla Camera
Lo afferma Giorgio Lainati, componente del direttivo di Forza Italia della Camera, che elenca tutte le nomine Rai vicine al centrosinistra. «Altro caso di omonimia è Rodolfo Brancoli - prosegue il deputato azzurro - anche lui ex dell'ammiraglia Rai e attuale stretto collaboratore del premier; al vertice del Tg1 c'è stato anche Demetrio Volcic e un suo omonimo è stato senatore del centrosinistra. Altro caso di omonimia quello dell'ex direttore di Tg1 e Tg3 Nuccio Fava, che ha diretto il quotidiano di uno dei partiti di centrosinistra. Altro omonimo, stavolta di Piero Badaloni, ex corrispondente Rai da Bruxelles ai tempi della folgorante presidenza Prodi -incalza Lainati- è stato presidente di centrosinistra nella regione Lazio». «E anche l'attuale presidente di centrosinistra della regione Lazio -insiste Lainati- è omonimo del Marrazzo di "Mi Manda Raitre". Così come una omonima della celebre conduttrice del Tg1 Lilly Gruber siede nei banchi del Parlamento europeo per il centrosinistra». «Mentre un omonimo di Roberto Morrione - prosegue il parlamentare - ex direttore di RaiNews 24, è stato capo della campagna di Prodi nel 1996. Così come un omonimo di Sandro Curzi, ex direttore del Tg3 ed ex direttore del quotidiano di Rifondazione comunista, è attualmente consigliere di amministrazione Rai. Altro omonimo, stavolta di Nino Rizzo Nervo, ex direttore del quotidiano della Margherita, "Europa", siede nel cda della Rai. E sarebbe questa - conclude Lainati - l'occupazione del centrodestra del servizio pubblico radiotelevisivo?». Da parte sua, Sandro Curzi chiede che il ministro dell'economia Tommaso Padoa-schioppa chiarisca, e se ritiene confermi, il rapporto di fiducia con il consigliere d'amministrazione della Rai, Angelo Maria Petroni, rappresentante del Tesoro in cda Rai. Ma non tema la situazione di stallo, aggiunge il consigliere d'amministrazione in quota Rifondazione, perchè quella c'è già, e la Rai ha bisogno di scelte chiare e che la politica si assuma le sue responsabilità. «Due motivi sarebbero all'origine, secondo autorevoli indiscrezioni giornalistiche di oggi - spiega Curzi - della presunta indisponibilità del Tesoro a una sostituzione, pur considerata necessaria, del proprio rappresentante nel CdA della Rai: il rischio di "paralizzare seriamente l'azienda" e quello di "imporre l'immagine di una maggioranza all'assalto delle poltrone della tv pubblica".