E la sinistra attacca ancora: pagano sempre gli stessi
Numeri e intendimenti della nuova Finanziaria, infatti, non convincono gli stessi membri della maggioranza di governo. «Manovra da 30 miliardi? È ancora elevata. I conti stanno dando dei risultati positivi, non vedo la necessità di puntare sul rigore, un tema fortemente classista. Finiranno per pagare i ceti più deboli». Dopo il compromesso all'interno del governo sull'entità della manovra (Padoa Schioppa ha anunciato una Finanziaria più light, grazie al buon andamento delle entrate fiscali), la sinistra radicale (Prc, Comunisti Italiani e Verdi) è ancora perplessa. Anche per Marco Rizzo, numero due dei Comunisti italiani, così come per Franco Giordano, il segretario di Rifondazione, la manovra più leggera ancora non basta. «Parto da un presupposto — ha spiegato l'europarlamentare — politico ed economico: i conti stanno dando dei risultati positivi, quindi, non riesco a capire perché bisogna improntare la Finanziaria interamente al tema del rigore. Sarebbe meglio temporeggiare e accettare, nel dare un segnale ai mercati, che comunque stiamo tranquillamente già stabilizzando il debito. Non è necessario ridurlo subito. Il rigore è un tema fortemente classista. Quando in passato si è parlato di rigore — spiega ancora Rizzo — alla fine hanno pagato sempre in larga misura i lavoratori dipendenti e i pensionati». I Comunisti Italiani chiedono quindi a gran voce una manovra all'insegna della discontinuità e all'inversione di tendenza «non solo rispetto al governo Berlusconi, ma anche rispetto a tutti gli esecutivi passati». Insomma, la «giostra gira, ma a pagare saranno sempre gli stessi». Il governo dovrebbe approfittare, sempre secondo gli esponenti della sinistra radicale, della buona congiuntura dei conti economici per «redistribuire il reddito fra le classi sociali, a favore, soprattutto, di quelle più popolari e porre grande attenzione ai temi del Welfare». Per la sinistra radicale «anche se è diminuita da 35 a 30 miliardi, la Finanziaria è comunque elevata. Com'era in passato, anche se - riconosce Rizzo - bisognerà vedere quali saranno le misure che Padoa Schioppa adotterà». Quindi, tutto rimandato alla stesura concreta della manovra e al confronto con le parti sociali. Un confronto importante e decisivo per capire se tutti saranno contenti delle mosse e delle decisioni prese dal ministro del Tesoro. Certo è che le preoccupazioni dei duri e puri di Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi non si sono dissipate. Nemmeno se Padoa Schioppa ha ridotto l'entità della Finanziaria e, a Telese, ha parlato ancora di «equità e solidarietà». Mentre la sinistra più radicale cerca di imporre ancora una volta il suo pensiero, il Governo di Romano Prodi deve sbrogliare un altro nodo: quello degli aiuti economici ai paesi poveri. A chiedere al presidente del Consiglio che si concretizzino le promesse elettorali per i paesi del terzo mondo sono le Ong italiane, alla vigilia della presentazione delle linee generali della manovra economica per il 2007 ricordando che nel programma dell'Unione la cooperazione rivestiva un ruolo rilevante. «È necessario che l'Italia raggiunga subito nel 2007 con stanziamenti adeguati attraverso questa Finanziaria la quota dello 0,33% del Pil per l'aiuto pubblico allo sviluppo per i paesi poveri. «L'Italia - sostiene Sergio Marelli, presidente Associazione Ong italiane - si è impegnata in sede europea a raggiungere lo 0,51% nel 2010 e lo 0,7% dell'Aps nel 2015. Chiediamo che già da oggi venga fatta una previsione triennale e una calendarizzazione di come e quando questi obiettivi intendano essere raggiunti. Non smettiamo di ricordare - continua Marelli - che le risorse per la cooperazione allo sviluppo vanno integrate: immediatamente va sanato il debito di 150 milioni di euro con il Fondo Globale per la Lotta all'Aids, altri 150 milioni servono per ridare fiato a una cooperazione i cui progetti sono bloccati per mancanza di fo