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L'ex ministro Maurizio Gasparri

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«Sono guidati solamente da spirito di vendetta»

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Dice che Gentiloni sta predisponendo il testo di una legge sul conflitto d'interessi. Ma il ministro delle Comunicazioni non ha alcuna competenza in materia. E poi tutto questo nasce solo da una volontà persecutoria nei confronti di Silvio Berlusconi. Per questo noi faremo un'opposizione decisa e dura». Promette battaglia l'ex ministro Maurizio Gasparri dopo l'annuncio di Antonio Di Pietro, responsabile del dicastero delle Infrastrutture, sulle prossime iniziative del governo in materia di telecomunicazioni. Onorevole Gasparri, di chi è la competenza sul conflitto d'interessi? «Del ministro della Funzione pubblica e dello stesso consiglio dei Ministri. Non certo di Gentiloni». Quale pensa che sia l'intenzione della maggioranza? «Vendicarsi e sospendere i diritti civili e politici di Berlusconi. Ma così si tradisce il mandato degli elettori. Pensare a una legge che depotenzi Rai e Mediaset mentre si formano grandi potentati internazionali che agiscono anche sul mercato italiano, come quello fra Murdoch e Telecom Italia, è semplicemente suicida». Voi che avete fatto per risolvere la questione? «Una legge che pone limiti e vincoli precisi. Tra l'altro precludendo incarichi nel settore a chi fa parte del governo. Ma l'incompatibilità non è con la proprietà. È con la gestione». Però si potrebbe pensare che il Cavaliere continui a gestire le sue aziende attraverso i figli... «L'imporante è che non partecipi alla loro gestione. E poi l'ex premier in questo campo si è sempre astenuto da discussioni e da decisioni». La sinistra, invece, secondo lei che vuole fare? «Vuole arrivare all'esproprio. Ma non è giusto. L'idea di colpire comunque Berlusconi senza tener conto della ricaduta negativa sul Paese va drasticamente contrastata. E se si andrà in questa direzione ci opporremo con fermezza». Si parla anche di modificare la legge che porta il suo nome. Lei, oggi, cambierebbe qualcosa della «Gasparri»? «Cercherei di incentivare con fondi pubblici, anche europei, il passaggio al digitale terrestre. La Ue vuole questo passaggio, però non con soldi pubblici. Così si contraddice, perché il mercato non basta. E anche questo è un nodo che va sciolto». Mau. Gal.

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