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Il Ds Giulietti: «Serve però un sistema con più concorrenza e più libertà»

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Ma bisogna smettere di fare danni a chi non si chiama come lui. E stabilire il principio che Berlusconi è uguale agli altri. Non penalizzare qualcuno, però non accettare neppure che qualcuno abbia più diritti degli altri nel sistema delle comunicazioni. Anche se si chiama Giulietti e porta la camicia rossa...». Giuseppe Giulietti, parlamentare Ds e portavoce dell'associazione «Articolo 31» parla del conflitto d'interessi e chiede una legge in linea con le normative europee, «una legge che produca più concorrenza e più qualità e elimini le limitazioni su pubblicità e frequenze». Di Pietro ha annunciato a «Il Tempo» che la sta preparando il ministro delle Comunicazioni Gentiloni. Ne sa qualcosa? «Secondo me, c'è un equivoco. Il testo della legge sul conflitto d'interessi è quello che è stato presentato a fine luglio in prima commissione, che è stato firmato da tutti i gruppi parlamentari dell'Unione e che prevede un'autorità per risolvere la questione. La discussione inizierà il 12 settembre. Dubito che il governo vi affianchi un altro testo. E a me, in ogni caso, non risulta». Il centrodestra sostiene che volete espropriare Berlusconi... «Quella berlusconiana è una patologia tutta italiana. Bisogna comunque evitare questa trappola dell'esproprio. Non è così. Il problema è come diventare un normale Paese europeo e far crescere nuovi soggetti sul mercato. Non espropriare qualcuno ma restituire un po' di terreni a chi è stato espropriato in questi anni». L'ex ministro Gasparri dice che la legge sul conflitto l'avevano già fatta loro e che va bene così. È d'accordo? «La legge che c'è oggi non ha separato i destini di chi governa dalla gestione dei media. Solo Gasparri non se n'è accorto. Perfino l'autorità antitrust presieduta da Catricalà, ex segretario di Palazzo Chigi durante il governo Berlusconi, ha detto al Parlamento che, se non veniva cambiava, quella legge avrebbe impedito la chiara definizione del soggetto che rappresenta il conflitto. E che, comunque, l'apparato sanzionatorio è inesistente». Qual è la sua proposta? «Vorrei dire a Berlusconi e a Bonaiuti di mettere loro in un bussolotto i nomi delle nazioni europee ed estrarre a sorte o scegliere il sistema da adottare. Tutti questi Paesi hanno una normativa liberale in cui il servizio pubblico non tenta di limitare il privato ed esistono più soggetti privati nel sistema televisivo». Che succede nel resto della Ue? «In Spagna è allo studio una normativa per allontanare i partiti dal servizio pubblico, migliorare ascolti e qualità del prodotto. In Inghilterra è in corso la riforma della Bbc per accentuare la sua autonomia. In Francia si cerca di dare più spazio alla carta stampata. In tutta Europa si va verso un sistema con più soggetti e più concorrenza. Da noi è più facile criticare il Papa che proporre una legge sul conflitto d'interessi...». Il problema è solo Berlusconi? «In Italia è più difficile affrontare il problema perché Berlusconi è il punto di riferimento di un partito d'opposizione». Di una intera coalizione, direi... «No perché ormai parlano con quattro voci diverse e non mi sembra che Casini si senta rappresentato dal Cavaliere. In An e nell'Udc è evidente il fastidio per dover svolgere il "servizio d'ordine" dell'ex premier. Una funzione che limita molto la destra italiana, costretta a una torsione logica permanente». Nessuna persecuzione, quindi? «Guardi, prendiamo quello che hanno scritto recentemente la Federazione degli editori, la commissione Ue e le due authority nominate proprio da Berlusconi. Io lo condivido totalmente. Se fossi ministro, farei le fotocopie di questi quattro documenti e li adotterei integralmente. L'Unione deve agire senza fini persecutori ma con serenità e fermezza. Dobbiamo fare in modo che l'Europa dica: finalmente una legge buona, una legge che garantisce un mercato più aperto e la possibilità di una maggiore scelta ai cittadini-spettatori».

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