Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Il Capo dello Stato: «Decisione presa col consenso di tutte le forze politiche»

default_image

  • a
  • a
  • a

Il premier Romano Prodi sarà oggi a Brindisi insieme al ministro Arturo Parisi per salutare le truppe in partenza. E un augurio sentito è arrivato anche dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano che ha previsto «una convergenza molto ampia» quando, a partire dal 6 settembre, il decreto arriverà in Parlamento. Convergenza che probabilmente si avrà nel voto finale favorevole anche se, nella Cdl, soprattutto Forza Italia non risparmia critiche. E la maggioranza, compatta sul Libano, si trova di nuovo a discutere sull'Afghanistan. L'invito a «fare presto», più volte rilanciato negli ultimi giorni da Prodi, si è tradotto ieri pomeriggio in un via libera-lampo del Consiglio dei ministri al decreto. Undici articoli con i numeri del contingente militare in Libano e l'impegno finanziario che sarà, fino a fine anno, di 220 milioni di euro. Prodi lascia la scena ai ministri Parisi e D'Alema per illustrare le due fasi della missione e il suo significato politico. Oggi a Brindisi, al fianco dei militari ci sarà anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il quale la convergenza politica va al di là del significato politico di dialogo tra i poli, da lui auspicato. «Il consenso molto ampio che si è realizzato intorno alla missione con il contributo di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione è essenziale anche per dare un sostegno ai nostri militari». Il sì al decreto da parte dell'opposizione sembra infatti un risultato acquisito, salvo le riserve della Lega che annuncerà il suo orientamento solo dopo aver visto il provvedimento. Ma la decisione sul voto non mette il silenziatore a polemiche e critiche al governo. E se An e Udc, con Gasparri e Baccini, contestano «i toni trionfalistici» della maggioranza, fino a pochi mesi fa profondamente divisa sulla politica estera, Forza Italia attacca merito e metodo della linea seguita dal governo. Schifani, facendo sua la critica di Berlusconi, ritiene troppi 3 mila militari (il decreto ne prevede circa 2.500 a regime) mentre il coordinatore di Fi Sandro Bondi, pur riconoscendosi nella risoluzione Onu, vede ancora «troppe ambiguità». Bondi scinde tra «il sostegno incondizionato» di Fi ai militari e le critiche al governo che «si assume tutte le responsabilità di una missione che comporta gravi rischi e presenta innumerevoli incognite». 2 fasi in 4 mesi, si parte «ad horas» - Il decreto non dice nulla dello schieramento dei militari italiani. Parisi ha spiegato che questo prevede «due principali fasi: la prima, quella che si avvierà ad horas, cioè a ridosso del perfezionamento formale del decreto, nella quale è chiamata ad intervenire una Forza di ingresso, la cosiddetta «early entry force», che interessa i mesi di settembre-ottobre e ha quindi una decorrenza immediata. Poi ci sarà invece una seconda fase che riguarda l'intervento di una «follow force», una forza di svolgimento ulteriore». 2.500 militari - «Tutte e due le fasi - ha aggiunto il ministro - vedono sostanzialmente impegnati un numero di militari che ruota intorno ai 2.500 uomini. Più precisamente, la prima fase vede mobilitati 2.496 militari, di cui circa 1.000 destinati a un impegno a terra e gli altri sulle 5 navi coinvolte nell'operazione.

Dai blog