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«FINO ad ora mi ero un po' impuntato sul fatto di restare in Afghanistan a tutti i costi.

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Così il ministro Clemente Mastella da Telese, dove ieri è iniziata la festa dell'Udeur, che ha poi aggiunto: «La vedrei in maniera positiva e lo dico sia dal punto di vista dei costi che dei rischi, visto che ora si gioca su uno scacchiere più ampio. Da qualche parte si deve tagliare. Sono cose che nessuno si può consentire, nemmeno noi». Insomma, governo ancora fabrica di dissenzi. L'uscita di Mastella, però, non sembra essere condivisa dal ministro della Difesa Parisi, per il quale l'impegno italiano in Libano «è compatibile con altre missioni» del nostro Paese all'estero. «Sono questioni del tutto distinte - ha aggiunto Parisi nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei Ministri - che vanno affrontate nell'ambito delle distinti missioni. Né si può dimenticare che il nostro impegno in Iraq si avvia a conclusione. Anche per questo l'impegno in Libano è compatibile con altre missioni. E bisogna inoltre considerare che i nostri contingenti già vedono ridotto il loro impegno con la fine dell'intervento in Iraq che avverrà come deciso entro fine anno». A sostegno dell'opinione di Clemente Mastella, la sinstra radicale, a cominciare dal ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio che, uscendo da Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei Ministri ha detto che il gravoso impegno del nostro Paese in Medio Oriente dovrà essere compensato da una riduzione del contingente militare in Afghanistan». Della stessa opinione del leader dei Verdi Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato, che giudica «molto importante che l'ipotesi di ridurre l'impegno italiano in Afghanistan si allarghi anche a voci che non provengono dall'ala sinistra della coalizione, come quella di Clemente Mastella».

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