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Si prepara l'incontro fra Nasrallah e Annan

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Il leader di Hezbollah: «Sono in corso contatti per organizzarlo. L'unico nodo riguarda la sicurezza»

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Alla vigilia dell'attesa visita di Kofi Annan è stato questo il messaggio che il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, gli ha inviato a proposito della forza Onu in Libano, tema centrale dei colloqui che il segretario generale delle Nazioni Unite avrà domani a Beirut. Ma Nasrallah ha inviato ad Annan anche un messaggio più personale: «Non ho alcun problema a incontrarlo e sono in corso alcuni contatti per preparare l'incontro, ma l'unico problema riguarda la sicurezza», ha detto il leader di Hezbollah in un'intervista trasmessa stasera dall'emittente libanese «New Tv». Un'intervista piena di sorprese che, alla vigilia dell'arrivo di Annan, hanno assunto un particolare significato: prima fra tutte, l'implicita autocritica per la cattura dei due soldati israeliani che, il 12 luglio, ha innescato l'ultima e devastante guerra dei 34 giorni con Israele. «Se avessi saputo che l'operazione avrebbe portato a questo risultato, non l'avremmo mai fatta», ha detto Nasrallah. La direzione di Hezbollah, ha ammesso, «non si aspettava nemmeno all'uno per cento» che la reazione d'Israele sarebbe stata «una guerra di questa portata e di queste dimensioni». Ma per Nasrallah, «chi dice che la causa di questa guerra sono stati i due soldati catturati si sbaglia, perché tutti i dati che abbiamo raccolto dimostrano che la decisione della guerra era stata già presa e noi abbiamo sorpreso gli israeliani nella scelta del momento, e in trappola è caduto Israele e non noi». «Con un pretesto o senza un pretesto, gli israeliani l'avrebbero scatenata a fine settembre o inizio ottobre», ha aggiunto il leader di Hezbollah, che ora esclude tuttavia «un secondo round della guerra con Israele». Nasrallah ha poi ribadito che Hezbollah intende assicurare all'esercito libanese «tutte le facilitazioni e l'appoggio», senza fare «niente che possa mettere in crisi» i 15.000 soldati governativi ora schierati nel sud del Libano, dove la politica del movimento sciita - ha sottolineato - «è di evitare apparizioni in armi». Ma poiché l'esercito israeliano non si è ancora ritirato completamente dal territorio libanese, ha ammonito, «abbiamo il diritto di resistere, e se finora abbiamo avuto pazienza, questo non vuol dire che avremo pazienza all'infinito». Monito accompagnato da rivelazioni sul presunto arsenale missilistico di Hezbollah: «La quantità reale dei missili caduti su Israele, 4.000, rappresenta meno del 50 per cento della nostra capacità militare», ha sostenuto Nasrallah. Nell'intervista a «New Tv», il leader di Hezbollah si è lasciato andare ad asserite rivelazioni anche sui negoziati segreti che sarebbero in corso per la liberazione dei due soldati israeliani in cambio del rilascio dei tre prigionieri libanesi nelle carceri d'Israele. «Da poco tempo, sono iniziati contatti per negoziare e sembra che l'Italia stia cercando di entrare nella faccenda. Le Nazioni Unite si sono interessate e le trattative si svolgono tramite il presidente del Parlamento, Nabih Berri», ha affermato Nasrallah. Da Roma, la Farnesina ha però fatto sapere che non c'è «nessun elemento di novità» e ha ribadito che l'Italia non è coinvolta in nessuna «trattativa segreta», come più volte dichiarato dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema.

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