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di ISABELLA PISTOLESI «SIAMO qui oggi per dire sì alla missione in Libano da parte dell'Italia, pur ...

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«Siamo qui, inoltre - ha aggiunto - perché il pericolo della continuazione di questa guerra, del suo allargamento, resta immenso e perchè questa bomba atomica che si chiama Medio Oriente, rischia di scoppiare». Un migliaio i presenti, forse duemila (secondo gli organizzatori), alla prima parte dell'iniziativa, un momento di riflessione che si è svolto in mattinata alla Cittadella. Probabilmente anche di più al successivo corteo per le vie della città - aperto da uno striscione con la scritta «Forza Onu» - e alla manifestazione conclusiva, in piazza San Francesco, dove sono state ricordate le vittime della guerra in Libano con tante paia di scarpe deposte su un tappeto rosso che simboleggiava una grande macchia di sangue. Qui i ragazzi di Monterotondo hanno commemorato Angelo Frammartino, il giovane pacifista ucciso a Gerusalemme. Era dedicata anche a lui la manifestazione di oggi, alla quale hanno partecipato molti suoi amici, i genitori e la sorella. È stato inoltre ricordato Enzo Baldoni, il giornalista ucciso in Iraq proprio il 26 agosto di due anni fa, e in memoria del quale l'associazione «Art.21» ha rilanciato la richiesta di una medaglia d' oro al valore civile. Ma era dedicata soprattutto alla pace in Libano, in tutto in Medio Oriente e negli altri 22 teatri di guerra presenti nel mondo, ed alla giustizia «per oltre due milioni di persone costrette a sopravvivere con meno di due dollari al giorno». Erano presenti in molti, pur con sfumature diverse nell'approccio alla questione: tra gli altri, il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti (Margherita), il segretario del Prc Franco Giordano, la Ds Marina Sereni, il viceministro con delega alla cooperazione Patrizia Sentinelli, Leoluca Orlando, l'ex leader Cisl Savino Pezzotta («Con l'Onu - ha detto - ma con sofferenza, perchè ci sono soldati ed armi»), Tana de Zuleta, dei Verdi, i frati del Sacro convento (per il custode, padre Vincenzo Coli, la manifestazione di oggi è «un supporto all'azione di governo»), il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino. C'erano i gonfaloni di Regioni, Province e Comuni (181 le adesioni degli enti locali e 400 quelle di organizzazioni, associazioni, partiti). C'era anche l'Ucoii, l'Unione delle comità islamiche italiane, e il suo presidente, Mohamed Nour Dachan, ha sottolineato che «non esistono guerre di religione». Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, aveva mandato un messaggio: «Cari amici sono con voi», ha scritto, fra l'altro. «La manifestazione che avete promosso - ha osservato Prodi - riflette i valori che hanno ispirato lo sforzo compiuto in questi giorni: la vocazione al confronto e la pacifica convivenza tra i popoli». Messaggi sono stati inviati anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal presidente della Camera, Fausto Bertinotti. In molti, però, non c'erano. Come alcuni personaggi noti per il loro impegno pacifista, da Alex Zanotelli, a Gino Strada, a Don Vitaliano della Sala, conosciuto come il prete dei no global, che non hanno condiviso i contenuti dell'iniziativa. Alle critiche gli organizzatori hanno voluto replicare, oggi, dal palco della Cittadella: «Sono punti di attenzione - ha detto la coordinatrice della Tavola della pace, Grazia Bellini - precauzioni, sollecitudini. È vero che siamo di parte, siamo dalla parte della pace e delle vittime». E Flavio Lotti ha espresso «fastidio profondo per questo clima da derby calcistico. La logica della guerra - ha detto - ci chiede di schierarci. Ma noi oggi non riproponiamo la discussione, pur importante, sulla ragione e i torti, ma proviamo a renderci utili per la pace in Medio Oriente». Un'occasione, come aveva ben sintetizzato la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, per rilanciare con forza l'idea di «una mobilitazione diffusa dei popoli accanto all'iniziativa degli Stati per

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