di FEDERICO GARIMBERTI DOPO il Libano, forse Gaza.
Il presidente del Consiglio italiano e il segretario generale delle Nazioni Unite si sono sentiti nuiovamente al telefono. Annan, recita una nota di Palazzo Chigi, «ha voluto esprimere personalmente» a Prodi un «caloroso ringraziamento per una leadership» dimostrata. Anche il Professore ha ringraziato Annan, dandogli atto di aver «condotto a buon fine un negoziato complesso». Dopo lo scambio di convenevoli, entrambi hanno concordato sulla necessità di «dar corso rapidamente agli impegni presi in Libano» e condiviso «alcune iniziative volte ad acquisire ulteriori contributi di truppe extra-europee». Il tutto, sottolinea però il comunicato del governo, «senza dimenticare gli altri nodi politici nella regione, a partire dal problema palestinese che resta centrale per pervenire a una pacificazione complessiva dell'area». L'ipotesi di un intervento dell'Onu anche nella striscia di Gaza era stata ventilata venerdì da Massimo D'Alema. Per il ministro degli Esteri «se le cose andranno per il giusto verso in Libano, anche a Gaza potrebbe essere avviato un processo positivo analogo». Sul fronte della politica interna, intanto, sembra reggere il sostegno bipartisan alla missione, anche se non mancano critiche e stoccate da parte della Cdl all'indirizzo del governo. Prodi, tornato a Bologna, ha detto di aver informato i principali leader dell'opposizione. «Ho telefonato a Casini, Fini e Berlusconi (mi ha risposto Gianni Letta) per illustrare la telefonata con Annan, le strategie future, compresa la riunione del consiglio dei ministri di lunedì», ha riferito il premier, aggiungendo: «È mio dovere informare tutti i responsabili della politica». Sul fronte dell'opposizione, il primo a riconoscere l'azione del governo è Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc ha concesso al governo Prodi di essersi «mosso bene», pur sottolineando però che ciò è stato possibile anche grazie all'atteggiamento costruttivo dell'opposizione. Alcuni esponenti della Cdl però non risparmiano critiche al «trionfalismo» del centrosinistra. Per Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, l'Europa «ha fatto un passo avanti», ma non certo un «grande salto di qualità» visto che sul piano militare a parte Italia e Francia gli altri partner Ue non si sono «spesi molto». Dubbi dal centrodestra anche sugli obiettivi della missione ed in particolare sul disarmo di Hezbollah. Maurizio Gasparri (An) ha sostenuto che «l'obiettivo della comunità internazionale di disarmare i fondamentalisti islamici non sarà facile da raggiungere». La Lega rimane su una posizione attendista. «Non firmiamo cambiali in bianco», ha ribadito Roberto Calderoli, spiegando che occorre prima «verificare» il decreto del governo sulla missione. Dubbi e timori che anche D'Alema riconosce. Il ministro degli Esteri non ha nascosto che si tratta di una «missione difficile e piena di fattori sconosciuti», ma ha anche ribadito che «vale la pena di intervenire» per evitare un «rinfocolarsi della guerra». Non aiutano a sedare le polemiche le parole del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, che in una intervista ha parlato di «svolta» in politica estera da parte del governo. Pur auspicando una «mozione bibartisan» in Parlamento, l'ex segretario di Rifondazione comunista, ha spiegato che «a Bruxelles è stata premiata la nuova politica estera» dell'Italia che «torna ad essere una forza di pace nel Mediterraneo». Parole che non piacciono per niente a Sandro Bondi: Bertinotti utilizza impropriamente il suo seggio istituzionale posizioni politiche di rottura che non esistono». Intanto però Vannino Chiti auspica una «intesa ampia» dell'Aula sul decreto per il Libano. Domani pomeriggio il governo adotterà il decreto legge.