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Tremonti: governo fallimentare

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E l'ex ministro dell'Economia ricambia usando la sua consueta arguzia nell'attaccare la sinistra. «Fino a qualche tempo fa mi sembrava di stare in un Paese quasi allo sfascio e con i conti pubblici che erano in disordine. Noto che oggi l'Italia è in crescita e i conti pubblici non vanno poi così male. Sento che non si parla più della sindrome della quarta settimana, occorrerà riferirsi magari alla quinta. Il problema dell'Italia, dello sviluppo e della crescita del nostro Paese è comune a tutta l'Europa. L'Italia può farlo prescindendo dalla politica. Non è dalla politica che dipende la crescita e lo sviluppo di un Paese. Certamente la politica dovrebbe favorirlo e non intralciarlo»». Poi spende parole di apprezzamento per la «grande aggregazione» tra Banca Intesa e Sanpaolo e afferma: «si poteva fare già dieci anni fa, ma allora, come ho detto più volte, c'era una politica della Banca d'Italia che non favoriva questo tipo di operazioni e quasi le ostacolava». La fusione, secondo l'ex ministro «è la prova che concentrazione e rafforzamento del sistema bancario italiano possono essere operate sul mercato e senza stregonerie». Tremonti quindi boccia i primi 100 giorni del Governo. E lo fa soffermandosi sul decreto di luglio, quello relativo alle liberalizzazioni. «Il decreto di luglio - ha detto - è fondamentalmente negativo: si è caricato sull'economia un miliardo di atti contabili e costi connessi in più». «Sulle farmacie c'è stato un trasferimento di rendite, noi proporremo la vendita delle farmacie comunali. Per le banche noi avevamo proposto la portabilità del conto corrente, che sarebbe stata una spinta per la concorrenza, mentre quanto introdotto dal Governo non la favorisce: l'uso della carta moneta visto quasi come un reato è l'assurdo più assoluto», ha sottolineato Tremonti, mettendo in evidenza che sul fronte delle professioni le norme «così come sono scritte comportano tariffe più basse e costi piu alti». «Il bilancio delle liberalizzazioni - ha concluso - è negativo: il quantum della regolamentazione è superiore al minimo simbolico delle liberalizzazioni». Tremonti è entrato anche nel merito delle questioni politiche interne alla Cdl e si è detto d'accordo con Berlusconi sulla trasformazione della Cdl in una federazione di partiti.

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