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Resta in piedi l'ipotesi del ticket d'ingresso

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Venezia e Milano in primis, Firenze poi. Per finire con Verona e Roma che hanno rilanciato con la tassa di soggiorno (variabile a seconda dell'albergo nel quale si decide di trascorrere la vacanza). L'obiettivo è sempre lo stesso: fare cassa difendendo allo stesso tempo l'ambiente e i tessuti urbani. Ma una differenza rispetto alla tassa sarda c'è eccome. E sta nella logica d'azione degli altri comuni: non tassare i ricchi in quanto ricchi ma i visitatori delle città, ricchi e poveri che siano. I guadagni del resto, sarebbero decisamente maggiori, in particolar modo per la Sardegna che in quanto a visitatori estivi vanta numeri da competizione. Ecco allora che il dibattito estivo sui costi economici e ambientali dei grandi flussi turistici, partendo dalla Sardegna si è esteso a macchia d'olio in molti comuni del Belpaese. Tutti a corto di finanziamenti da parte dello Stato. Insomma, accantonato il tam tam di opinioni in merito all'imposta sarda sugli yacht e aerei privati - che secondo i primi dati riveste scarso interesse sia per l'esiguo numero di soggetti interessati (rispetto al reale flusso turistico che interessa tutta la Sardegna) sia per le ridotte capacità di gettito - da più parti arrivano le alternative volte a rimpinguare le casse comunali. Se il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha pensato a un ticket per far fronte ai costi che 20 milioni di turisti l'anno fanno ricadere sui servizi della città, da Milano, Letizia Moratti ha annunciato che da inizio 2007 sarà introdotta in via sperimentale la «pollution charge», ovvero un pedaggio d'ingresso per tutti i veicoli legato alle emissioni inquinanti. Una strada già percorsa, con i dovuti distinguo, dal primo cittadino di Bologna Sergio Cofferati, che da qualche mese applica il ticket sull'entrata delle auto nelle Ztl del centro. Ma di ticket si è ragionando anche nella Firenze di Leonardo Domenici, dove si è pensato a un progetto esteso alle vicine Prato e Pistoia, che però non ha trovato d'accordo il sindaco di Siena, già soddisfatto dei risultati ottenuti con la Siena Card, che concede a residenti e lavoratori uno sconto del 50% sui parcheggi. Mentre a Pisa per ora ci si ferma alla soluzione, già adottata da tempo, dei pedaggi imposti ai bus turistici. Trucchetti, se così si può dire, che Venezia conosce già, visto che i bus pagano gli ingressi nella Ztl e che i turisti versano cinque euro per salire nel famoso vaporetto, cinque volte tanto i titolari di Carta Venezia. Ma per le casse di un Comune dove il centro storico conta meno di 60 mila abitanti ancora non basta. Da qui il rilancio di Cacciari sul vecchio ticket, tema che del resto agita le cronache cittadine da almeno venti anni, con il suo puntuale contrappunto della programmazione degli accessi. Intanto, nel dibattito di mezza estate si è inserita anche Verona, dove l'assessore al bilancio Giancarlo Frigo ha dichiaratamente rispolverato la vecchia tassa di soggiorno, sull'esempio di molti paesi europei. Si tratterebbe di una cifra modica che per esempio possono riscuotere, per conto del Comune, gli albergatori, ma anche le società autostradali ai caselli per la città. E che potrebbe andare a vantaggio, per esempio, della Fondazione Arena (considerato che i destinatari principe dell'eventuale introito sarebbero beni culturali e ambientali). Un'idea, quella realtiva al contributo di soggiorno per ogni notte di pernottamento, che ha trovato, appena pochi giorni fa, consenso anche nella Capitale. Il Campidoglio infatti, dopo aver categoricamente scartato le ipotesi di imporre un ticket di ingresso alla Ztl o un pedaggio per l'accesso al Grande Raccordo Anulare, ha pensato alla possibilità un contributo minimo per ogni notte trascorsa in un albergo della Città eterna. L'entità di questo contributo sarebbe calibrata in base alla tipologia di albergo nel quale i turisti soggiornano, da 1 euro per quelli a due stelle fino ai 5 euro a notte per quelli a cinq

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