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L'imposta sul lusso doveva fruttare 200 milioni. Ma la Regione ne ha incassato solo uno

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Tanti i soldi che ad oggi mancano nelle casse della Regione Sardegna che con la tassa sul lusso sperava di incassarne duecento. Previsione smentita dalle associazioni di categoria e dai sindacati, che a tre mesi dall'entrata in vigore di uno dei balzelli più contestati d'Italia, sono certi che alla fine il gettito sarà decisamente minore e difficilmente si potrà raggiungere la cifra stimata. Insomma, Confesercenti e Cisl bocciano nuovamente le imposte su yacht, seconde case e aerei privati. La pioggia di euro immaginata dal governatore sardo per ora resta infatti un miraggio. Tanto che al momento, a pagare è stata soltanto una società di servizi marittimi con uffici a Porto Cervo: la Sardinia yacht service, «che rispetta la legge, perché non siamo evasori, ma ne contestiamo l'efficacia», spiega il patron Renato Azara. Ma a fare i conti in tasca alla Regione sono invece associazioni di categoria e sindacati. «Noi l'avevamo detto in tempi non sospetti che la legge sul lusso sarebbe stata un fallimento - spiega Carlo Abis, segretario di Confesercenti Sardegna - La scelta di estendere l'imposta ai soli ricchi è stata distruttiva». Il ragionamento di Abis porta dritti alla tassa di soggiorno: «Questa sarebbe stata la chiave del successo. Far versare al popolo dei vacanzieri anche due soli euro». Il conto è presto fatto. Considerato che nei mesi estivi, nell'isola, le presenze raggiungono quota 30 milioni, la Regione avrebbe ricavato 60 milioni. «Li avremmo avuti con certezza - spiega ancora Abis - Una base solida per investire in servizi e politiche di salvaguardia per l'ecosistema. Avevamo già suggerito l'idea di una tassa di scopo, ma la nostra voce è rimasta inascoltata». Nel mirino di Confesercenti sono finite anche le modalità di riscossione dei balzelli. Perché soltanto pochi giorni fa, la giunta regionale ha attivato il servizio per il pagamento on-line. Prima i turisti dovevano affidarsi a una ben più scomoda fila alle poste. Con bollettino in mano e tanta pazienza in corpo. A rincarare la dose è il segretario regionale della Cisl, Mario Medde che se non si sbilancia sui numeri - «a stagione ancora in corso, è difficile capire se e quanti soldi abbia perso la Sardegna» - accusa Soru di aver studiato «strumentalmente la tassa sul lusso. Un provvedimento che ha spostato l'attenzione dal problema reale della Sardegna: ovvero la stagnazione delle imprese». La strategia economica della Cisl è così sintetizzata: «La ricchezza non si produce tassando i ricchi, ma studiando una fiscalità vantaggiosa per le imprese, locali e non, che investono nell'isola». E solo quelle censite sono oltre 107 mila. «La Sardegna - continua Medde - può diventare competitiva nel mercato mondiale, solo se offre agli investitori condizioni fiscali più favorevoli. Il solo modo è, appunto, un nuovo modello di politica contributiva da affiancare al sostegno pubblico alle imprese». L'efficacia dei balzelli, per il segretario regionale è aleatoria, «lo si evince dalla stessa Finanziaria, dove non è nemmeno contemplata la previsione del gettito». Alla Cisl non hanno dubbi: «La tassa regionale è stata un semplice diversivo che alla Sardegna ha originato un pesante danno di immagine. Lo pagheremo tutti».

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