L'europarlamentare di FI Tajani

E in politica estera il governo italiano ha fatto mostra di dilettantismo confusionario e velleitario. Andare in Libano è giusto, ma senza mettere a rischio la vita dei nostri soldati. Per questo era necessario un mandato chiaro e preciso da parte dell'Onu e un progetto politico che precedesse l'azione militare». L'europarlamentare di Forza Italia Antonio Tajani «boccia» l'esecutivo del Professore e critica l'atteggiamento dell'Ue, che nel 2005 ha condannato il movimento di hezbollah ma poi non ha fatto seguire i fatti alle parole. Che ne pensa dell'atteggiamento dell'Ue? «L'Unione rischia di fare una brutta figura perché non riesce a far sentire la sua voce, come accaduto nei Balcani. È in ballo la stabilità dell'area mediterranea. Anche se nel marzo 2005 ci fu una risoluzione durissima che parlava di prove inconfutabili sulle azioni terroristiche di hezbollah e chiedeva di porre fine alle attività di questo gruppo, poi tutto ciò non ebbe seguito pratico. Venerdì (domani ndr) si riuniranno i 25 ministri degli Esteri europei e vedremo se prenderanno una posizione che possa essere d'aiuto alla missione». Che fare a livello europeo? «Bisogna riflettere sulla necessità di modificare la Costituzione bocciata da Francia e Olanda. L'Ue dovrebbe avere una sola politica estera e di difesa». Prodi si è sovraesposto secondo lei? «La politica di questo governo mi sembra confusionaria e dilettantesca. In questo caso, anche velleitaria. Prodi ha voluto far vedere di essere un protagonista internazionale e ha detto subito "sì" senza verificare se era tutto a posto. E, come si è visto, non era tutto a posto...». La scelta italiana è stata spregiudicata e frettolosa, come dicono in molti? «Sì, sembra sia nata più per ragioni di propaganda interna che per altro. Ma giocare la partita politica sul palcoscenico internazionale non è una cosa seria». Come giudica la risoluzione dell'Onu? «L'intervento è giusto. La risoluzione non è adeguata, infatti gli Usa ne chiedono una seconda. Tutto è stato deciso male e in fretta mentre bisognava fare sì in fretta, ma bene». Le violazioni della tregua sono quotidiane, i rischi che dovranno affrontare i nostri soldati e gli altri appaiono grandi. Ma serve veramente questa missione? «Non basta piantare la bandiera dell'Onu per difendere la tregua e costruire la pace. È indispensabile una doppia azione. Politica prima, militare dopo. La forza d'interposizione deve essere il braccio militare di un disegno politico, altrimenti l'intervento è velleitario e le vite dei militari sono ad alto rischio. L'Ue deve fare sentire la sua voce. E l'Onu fornire un mandato preciso». La seconda risoluzione che forse verrà adottata al Palazzo di Vetro risolverà questi problemi? «Me lo auguro. Bisogna tener conto, tuttavia, che quello fra Israele ed hezbollah non è un conflitto fra due Stati. Ma fra uno Stato democratico e un'organizzazione terroristica che non rispetta le regole degli Stati». E del ministro degli Esteri a braccetto con un ministro hezbollah che ne pensa? «Sono rimasto stupefatto. Quello è un partito armato, non democratico». D'Alema ha detto che non poteva selezionare chi gli stava intorno... «D'Alema è un uomo attento e intelligente e sa con chi si accompagna». E allora? «L'impressione è che il governo voglia modificare la nostra politica internazionale per accontentare l'anima anti-israeliana della sinistra italiana». Berlusconi che avrebbe fatto? «Sarebbe stato più prudente e meno plateale. Prima di promettere l'invio di truppe, avrebbe agito a livello diplomatico». Ma Israele e la Russia vedono con favore l'Italia al comando della missione... «È un atteggiamento è frutto di cinque anni di governo di centrodestra che ha reso l'Italia protagonista sulla scena mondiale. Cerchiamo di non disperdere questo credito».