Il senatore a vita in visita privata
Inizia così una lunga dichiarazione del senatore a vita Francesco Cossiga, ieri a Gerusalemme senza un mandato del governo Prodi ma in visita privata per portare la sua solidarietà di «democratico, antifascista liberal, occidentale e cristiano» al popolo ebraico nel pieno della grave crisi che sta attraversando il Medio Oriente. «Sono qui non contro i palestinesi e contro l'Islam, ma accanto a voi e contro i vostri nemici», precisa, considerando «doverosa», anche se «sommamente rischiosa» la nostra partecipazione alla missione Onu in Libano. Il mandato, avverte, resta «confuso e incerto: ho compreso il dove, meno il come e il perché, ma è il massimo che le Nazioni Unite oggi ci possano passare». Quanto a Hezbollah, Cossiga è categorico: «È un movimento che pratica non solo la guerra, ma il terrorismo, e sulla cui natura nutrono idee sciaguratamente errate anche esponenti politici e di governo del mio Paese, arrivando a considerarlo un "legittimo partito politico", e non invece una fanatica forza politico-militare d'ispirazione islamico- estremista, che pratica la guerra e il terrorismo, sostenuto finanziariamente, armato robustamente e ispirato religiosamente e politicamente dal governo teocratico di Teheran. Ma, «a ben vedere — osserva provocatoriamente — anche il nazismo, il male assoluto del XX secolo, dovrebbe considerarsi da un punto dei vista formale un "partito politico legittimo", perché andato al potere nella disgraziata Germania, tra violenze alle cose e alle persone, ma comunque in forza del libero voto popolare espresso dalla maggioranza del popolo». Cossiga si augura che «nessun uomo politico e di governo della sinistra del nostro Paese, su questa linea del "libero suffragio popolare", voglia, come dovrebbe in nome del parallelismo, riabilitare Hezbollah». Ripercorrendo le principali tappe della sua lunga carriera istituzionale, Cossiga spiega i motivi del suo viaggio: «Essendo stato presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ed anche capo dello Stato del mio Paese, ho anche chiesto il permesso di venire qui al governo nella persona del presidente del Consiglio, l'amico Prodi, ed il governo ha acconsentito naturalmente e necessariamente, come ad un viaggio strettamente privato». Il senatore a vita spiega di essere «venuto in Israele per testimoniare in un momento difficile — e che forse potrebbe anche divenire tragico — alla comunità israeliana e allo Stato d'Israele, e con essi a tutto il popolo ebraico, in Israele e nella Diaspora, la mia solidarietà». «Non nascondiamoci — avverte Cossiga — che la tregua non vuole dire "pace in atto" e diciamo anche che fa fatica ad affermarsi, dato che gli Hezbollah non l'hanno in pratica accettata, che del disarmo di queste milizie, braccio dell'estremismo sciita, non si parla più nonostante le precedenti e mai applicate risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, che questo disarmo non rientra nel mandato conferito alla forza di interposizione, che perfino un ministro del governo italiano, che non è un governo nemico né di Israele né del tormentato Libano, il tentativo di disarmare le milizie Hezbollah: "sarebbe una pazzia e porterebbe alla guerra civile nel Libano"».