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di LUIGI FRASCA SE SI arriva al punto che anche gli economisti vicini al centrosinistra si mettono a ...

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È questo il commento che rimbalza nel centrosinistra, tra i deputati Ds e della Margherita, da quando è scoppiata la polemica tra l'economista Francesco Giavazzi e il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa. Il fatto grave, come ha chiosato un deputato Ds che vuole restare nell'anonimato, è che non si tratta della solita polemica innescata dalle frange della sinistra estrema; qui è un economista che finora era considerato vicino al governo ad attaccare Padoa Schioppa e per di più dalle colonne del Corriere della Sera guidato dal direttore Paolo Mieli che aveva rivolto a Prodi il proprio endorsement a un mese dal voto di aprile. C'è chi sostiene che dietro le critiche di Giavazzi si nasconda l'insofferenza di un certo establishment imprenditoriale che comincia a ricredersi sull'affidabilità del governo e soprattutto sulla sua capacità di fare quelle riforme in tema di liberalizzazioni sbandierate durante la campagna elettorale ma poi rimaste nel novero delle buone intenzioni. E il segno di questo disagio avrebbe partorito anche la decisione da parte del salotto della Rcs di allontanare l'amministratore delegato Vittorio Colao sostituendolo con Antonello Perricone, prodian-montezemoliano. Insomma la partita è più vasta del semplice duello tra due tecnici che anche se non sempre amici, comunque sono le punte di diamante del centrosinistra. I due personaggi, Giavazzi e Padoa Schioppa, appartengono a due generazioni diverse ma hanno molti punti di contatto. Il ministro si è laureato alla Bocconi e Giavazzi vi insegna. ma soprattutto i due sono uniti dall'idea di essere gli interpreti della sensibilità di quella che un tempo era definita la finanza laica e che ruotava attorno a Mediobanca. Se ora quindi vengono quasi alle male parole e su un tema delicato come l'impostazione della finanziaria significa che qualcosa nello schieramento di centrosinistra non funziona più. Ma ricostruiamo la vicenda. A dar fuoco alle polveri è stato un fondo di Giavazzi di sabato scorso («Se la ripresa è in pericolo») che accusa Padoa Schioppa di non avere il coraggio di tagliare la spesa. Immediata la replica del ministro che dalla Corsic dove è in vacanza, ha inviato una e-mail puntuta a Giavazzi e ad altri 90 esponenti del mondo politico, economico e industriale tra i quali il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, il banchiere Alessandro Profumo e il ministro Amato. Nella e-mail il ministro parla di ricostruzione «non veritiera» e sottolinea di aver sempre sostenuto la «necessità di una forte correzione di bilancio compiuta soprattutto dal lato della spesa». Il ministro precisa che «è una impresa ardua non intrapresa da decenni» e poi rivolto direttamente a Giavazi attacca: «Ma tu non vuoi riforme ma tagli, la parola tanto amata dalla demagogia del cambiamento facile. Per compiacere un tipo di pubblico che conosco bene anche io, hai commesso due falli gravi: hai alterato i fatti e presentato un'analisi superficiale. Capisco il bisogno del Corriere di conquistare le copie perdute a favore de Il Giornale e di Libero ma non che, nell'essere partecipe di questa operazione, tu metta a repentaglio la tua reputazione di onestà intellettuale e di buon economista».

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