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Ma i giudici scarcerano gli immigrati arrestati

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Fuori l'algerino accusato di aver stuprato una ragazzina in discoteca a Chieti e i 12 rumeni ladri di rame a Roma

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Da una parte le forze dell'ordine svolgono indagini, raccolgono testimonianze, acciuffono delinquenti, o presunti tali, gli estorcono confessioni e li mettono in galera. Succede anche che la cosa venga resa pubblica con una certa enfasi, da giornali, radio, tv. E che la gente che legge i giornali, ascolta la radio o guarda i Tg si compiaccia e si senta anche sollevata: «Meno male l'hanno trovato subito e pure arrestato». Perchè se scattano le manette, vuol dire comunque, che uno straccio di presunta colpevolezza c'è. Per carità, dovrà essere dimostrata, ma c'è. Questo pensa la gente comune. Succede però che a 24 ore da arresti per fatti gravi come uno stupro o il furto di una quantità ingente di rame in una città i Gip di turno dei rispettivi Tribunali non convalidano le misure cautelari e rimettano in libertà «con tante scuse» i fermati. Martedì 22 agosto, cioè ieri, la notizia che un ragazzo algerino era stato arrestato a Chieti accusato di aver stuprato in una discoteca di Chieti una ragazza di 17 anni campeggiava su tutti i quotidiani. Oggi, 23 agosto, riportiamo invece la notizia che Abderramane Lazerec, 22 anni, è stato scarcerato. Lo ha deciso il Gip di Chieti Marco Flamini al termine dell'interrogatorio di convalida svoltosi nel carcere teatino. Tra le motivazioni del provvedimento c'è la mancanza di pericolo di fuga. E soprattutto il fatto che il giudice ha creduto alla versione dei fatti data dall'algerino, studente modello all'istituto agrario di Alanno anzi ormai diplomato e in procinto di tornare nel suo paese. Abderramane non ha negato di aver avuto un rapporto sessuale con la minorenne ma ha sostenuto che lei era consenziente. Altro che trascinarla a forza nei gabinetti del locale. Ci sarebbero andati di comune accordo. E poi lui, a dimostrazione della buona fede, dopo aver "consumato" se ne sarebbe andato tranquillamente a mangiare con gli amici nel quartiere Brecciarola. Si dice, pure, che nel locale nessuno si sarebbe accorto di nulla. E che la ragazzina non avrebbe avuto i vestiti stracciati. È strano, però, che mentre lui si sollazzava con gli amici, lei in preda a un malore (reale) si faceva accompagnare all'ospedale in ambulanza. E che sobbarcandosi l'eventuale strazio abbia avuto il coraggio di denunciare di aver subito una violenza. Molte donne, al suo posto, non se la sarebbero sentita. Questo potrebbe pensare la gente comune. Comunque spetterà al sostituto procuratore di Chieti appurare la dinamica dei fatti e interrogare di nuovo la ragazzina (doppio strazio per lei). In attesa il presunto stupratore è libero, come l'aria. Sempre ieri si dava notizia del fermo, a Roma, di 12 rumeni abitanti nel villaggio di baracche sorte sulle rive del Tevere accusati di aver sottratto quantità industriali (circa venti quintali) di fili di rame dai cavi sotterranei delle linee elettriche o cantieri edili da rivendere, per una manciata di euro, a trafficanti di metalli. Trattasi, si badi, di beni pubblici. È notizia di oggi che il Gip del Tribunale di Roma Maria Grazia Giammarinaro ha respinto la richiesta di convalida del fermo disponendo, tout court «l'immediata scarcerazione degli indagati». Altro, per ora, non c'è dato di sapere. Possiamo solo arguire che non ci sia pericolo di fuga. Perchè sulla reiterazione del reato, qualche dubbio rimane.

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