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Stupri e violenze, l'Italia ha paura

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Tolgono il Crocifisso dalle scuole, col tono arrogante di chi pretende la parità religiosa cancellando la nostra. O fanno scivolare Cristo in croce nel cestino dietro la lavagna e non se ne sa più niente, nell'indifferenza dei professori. Di più. T'ammazzano in chiesa, come è successo alla giovane di Brescia che era entrata per accendere un cero. E difendono le proprie tradizioni, anche a costo della vita. Ma delle nostre fanno carta straccia. Pretendono l'infibulazione per le loro neonate, come fanno somale ed etiopi, che se ne fregano anche quando qualcuna ci lascia le penne. E se da adulte vogliono vivere all'italiana, lavano l'onta con il sangue, come è successo alla pachistana Hina, sgozzata a tradimento dal padre, sotto gli occhi complici della madre, perché chi ha orecchie intenda. È la cronaca, ma nell'immaginario collettivo si è già fatta larga da un pezzo l'idea di un immigrato che non si integra solo perché non gli interessa. E mentre il governo allarga i flussi migratori, «solo per fare un dispetto a Berlusconi» come sostiene Alessandra Mussolini, leader di Azione sociale, non si ferma la lunga catena di violenze sessuali sulle italiane. L'ultima quella di ieri, la ragazzina di 17 anni di Chieti che ci ha rimesso le penne in discoteca, per aver fatto quattro chiacchiere con un giovane algerino, come si farebbe con un qualsiasi coetaneo. L'Italia ha paura. E come potrebbe essere il contrario? Gli abbiamo dato lavoro, e siamo stati ripagati perbenino. E neanche avevamo pregiudizi. Quando ci va bene, ci portano via l'auto dal garage, mentre dormiamo. O quando siamo in ferie. Come è successo l'altra sera a Roma, dove tre nordafricani sono piombati a duecento all'ora, a bordo di una Golf rubata su una vettura dove viaggiava una famiglia, padre, madre e tre figli, salvi per miracolo. Ma i miracoli non accadono ogni giorno. Capita invece, e spesso, che si perda la vita solo perché gli extracomunitari guidano come pazzi. E quando bevono va anche peggio. E se sono bravi, pretendono. La casa è un diritto certo solo se sei straniero. E che un senza tetto col passaporto di un paese lontano venga prima di te che sei italiano e in lista d'attesa, é sicuro. Ma senzatetto e zingaro è anche meglio. Ti mettono nei residence e passano vent'anni. E chissenefrega se si spara dalle finestre, come è accaduto due giorni fa nella capitale, o se i residenti sono costretti al coprifuoco. Uno straniero pesa più di un connazionale, anche quando è magro. A Ostia, quartiere di Roma, gli ex occupanti italiani di un asilo nido non li hanno voluti neanche gli immigrati, i veri padroni dell'ex colonia Vittoria Emanule, sull'omonimo lungomare. Così hanno piantato gli italiani le tende davanti al porto, tempio del lusso e primo biglietto da visita per chi arriva dal mare nella capitale. Otterranno qualcosa infastidendo di ricchi? G. M. Col.

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