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VISTA dal mare nell'afa mattutina, Beirut sembra una città immobile, con i suoi grattacieli, le baracche ...

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Un posto addormentato e silenzioso, dove l'unico segno della guerra sono le chiazze oleose sparse qua e là sull'acqua, ricordo del bombardamento della centrale elettrica. In attesa che a New York il mondo si metta d'accordo sulla natura del mandato Onu che stabilisca la data d'invio dei 15.000 caschi blu che dovranno far rispettare la risoluzione 1701, è dall'Italia che viene il primo, concreto, atto nei confronti della popolazione libanese: l'arrivo nel porto di Beirut dlla nave San Marco, carica di 500 tonnellate di aiuti umanitari. Un gesto che rappresenta non solo la volontà del nostro Paese di essere al fianco di chi, come ogni guerra insegna, paga senza avere colpe, ma anche l'avvio, di fatto, della missione che ieri ha avuto il via libera dal Parlamento e che nei prossimi giorni dovrebbe andare a pieno regime con l'invio dei militari italiani. Non solo: essere tra i primi e aver portato un carico così consistente rispettando quelle che erano le richieste delle autorità libanesi, fa dell'Italia un candidato forte alla guida della forza Onu che dovrà cercare di far rispettare la fragile tregua con Israele. Dopo la conferenza di pace organizzata a Roma, l'Italia porta così a casa un altro risultato positivo nel percorso che dovrà portare alla risoluzione della crisi israelo-libanese. E non è un caso che fonti dell'ambasciata italiana a Beirut si spingano a dire che, a questo punto e visto come si stanno mettendo le cose, la guida italiana della missione Onu sarebbe una «garanzia» e una «forza» per lo stesso contingente. Si vedrà. Intanto si lavora per la popolazione civile. Sulla nave, partita tre giorni fa da Brindisi, ci sono generi alimentari per la prima infanzia, prodotti per donne e bambini, kit sanitari di prima necessità e materiale sanitario, tende e brandine per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro. «Ogni cosa è stata concordata con le autorità libanesi dal premier e dal ministro degli Esteri e successivamente verificata e selezionata - dice il capo del dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, cui è spettato il compito di coordinare l'invio della nave e che è arrivato a Beirut proprio a bordo della San Marco -, non si tratta, insomma, di materiale 'usa e gettà ma di prodotti che potranno alleviare le sofferenze della popolazione». La conferma arriva direttamente dal governo libanese che ringrazia l'Italia. «Non è la prima volta che il vostro Paese ci viene incontro - dice il generale Raad, responsabile degli aiuti umanitari -, durante la guerra siete stati i primi a portarci gli aiuti e anche in quest'occasione avete fatto un gesto importante. Per questo voglio ringraziare il governo e il popolo italiano». Per far sì che l'intero carico non finisca in qualche magazzino a marcire l'Italia ha organizzato anche le fasi successive allo sbarco, quando il materiale sarà consegnato al ministero della Sanità, alla Mezzaluna Rossa, alle agenzie Onu e alla Ong italiane che lavorano in Libano.

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