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La denuncia della Cgia di Mestre

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Industria avara con il Fisco. Sbagliato colpire solo gli autonomi

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Lo afferma il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, presentando i dati elaborati dall'Ufficio Studi dell'associazione artigiani mestrina. «Il 41,3 per cento delle grandi imprese dichiara una perdita, mentre l'8,5 per cento reddito zero: tradotto in numeri assoluti - prosegue Bortolussi - la vicenda riguarda quasi 400 mila società di capitali ed enti commerciali. Ma c'è di più: il 17 per cento dei giganti della realtà produttiva italiana dichiara redditi inferiori ai 10 mila euro». Dalla Cgia di Mestre parte quindi «l'appello chiaro a puntare le luci su chi conta di più in questo paese e a focalizzare l'attenzione e le polemiche sulle grandi realtà industriali. Intanto, accanto ai numeri e alle percentuali, dall'Ufficio Studi della Cgia stavolta arrivano anche i nomi». «Una classifica con un campione di aziende italiane che dichiara redditi in perdita: a cominciare dalla Fiat, colosso con 22 mila 735 dipendenti — sottolinea la Cgia — che secondo i dati relativi al 2004, con un fatturato di oltre 16 miliardi di euro, ha dichiarato una perdita di oltre un miliardo 649 milioni di euro. Proseguendo con «Trenitalia (fatturato da 4 miliardi 784 milioni 943 mila euro) con una perdita di 327 milioni 674 mila euro». E ancora «il Gruppo Alitalia con un fatturato di 4 miliardi 64 milioni 973 mila euro ed una perdita di 810 milioni di euro, per arrivare — continua l'Ufficio Studi — alla P Wind telecomunicazioni del gruppo Wind telecomunicazioni con un fatturato di quattro miliardi 273 milioni 989 mila euro, che ha chiuso il 2004 con una perdita di 391 milioni 200 mila euro«. «Questa nostra speciale classifica dovrebbe far riflettere chi ha la responsabilità politica in materia fiscale — incalza Bortolussi — troppo preoccupati ad indicare gli autonomi come le primarie cause dell'evasione fiscale. Anche perché agli autonomi e ai piccoli imprenditori, ci pensano già i severissimi studi di settore. Non sarebbe allora il caso di alzare un po' il tiro per colmare le voragini dell'evasione?». «In fondo — continua il segretario della Cgia — gli scandali Cirio e Parmalat dovrebbero insegnare qualcosa alla nostra classe politica». Sono le grandi realtà industriali, per Giuseppe Bortolussi, che devono essere controllate «perché è dai piani alti del palazzo della realtà produttiva italiana che arrivano anche i guai più pesanti». Cgia precisa infine che «non si vogliono accusare queste grandi imprese di evasione o elusione fiscale: in un singolo anno la situazione economica finanziaria di un'azienda può non essere positiva, il problema è se la cosa si ripete costantemente, con molte grandi Società di capitali che dichiarano redditi nulli od addirittura in perdita per più anni consecutivi».

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