La riforma allo studio del viceministro

Ma gran parte dei controlli avviene in via automatica. Per questo cambieremo radicalmente la struttura dell'anagrafe tributaria e la imposteremo sull'individuo, sul contribuente». A scatenare la bufera tre artigiani e commercianti e a mettere in moto in contemporanea, le critiche da parte dell'opposizione, sono state le dichiarazioni del viceministro Vincenzo Visco. Le sue parole seguono a stretto giro quelle di Prodi che ha chiamato in causa gli autonomi accusandoli di essere i maggiori responsabili dell'evasione fiscale. Visco, delineando le strategie di riforma fiscale, spiega che l'anagrafe tributaria è organizzata per imposta, «ma per avere un quadro completo di ogni contribuente bisogna fare una serie di passaggi». «Si tratta - prosegue - di riorganizzare tutto in modo più funzionale per avere subito la fotografia dell'attività economica e del comportamento fiscale di ognuno». Altra priorità il recupero dell'evasione che, rileva, «serve a ridurre le aliquote, ad abbassare le tasse quando sono eccessive». Le aliquote verranno ritoccate, annuncia il viceministro, poichè «ora abbiamo una situazione per cui le aliquote marginali effettive sui bassi redditi sono più elevate delle aliquote sui redditi più alti». «L'aliquota effettiva iniziale - afferma - con il nuovo meccanismo delle detrazioni, non è il 23% ma il 30%. L'Irpef va rifatta». Visco sottolinea che «ci sarà il problema di sostenere i redditi bassi. Dalle statistiche emerge che una parte rilevante di popolazione ha redditi molto bassi ed è un problema espunto dal dibattito politico, invece merita attenzione». Il viceministro ha ricordato che «in tutti i Paesi ci sono meccanismi di credito d'imposta legato al reddito o al numero dei figli ma nel caso dell'Italia il problema è quello delle risorse». Per quanto riguarda il mondo imprenditoriale, Visco rileva che «moltissime imprese hanno un valore aggiunto negativo». «Per non parlare delle frodi - aggiunge - Sapete che c'erano 20 mila imprese che dichiarano meno di 6 mila euro e hanno chiesto rimborsi per 2 miliardi?», sottolinea. Ultimo argomento, la tassa di successione e la soglia di esenzione da stabilire. «Nel 2000 era di 350 milioni catastali per ogni erede - spiega il viceministro dell'Economia - Ora il valore medio del patrimonio delle famiglie è intorno a 370 mila euro. Basterebbe un tetto più alto di questo - conclude - per escludere gran parte degli italiani».