L'operazione militare

E con una scelta dal valore simbolico, si sono acquartierati in 800 nella caserma di Marajayun, la cittadina cristiana a 8 km. dal confine dove, esattamente una settimana fa, gli uomini della forza di sicurezza congiunta esercito-polizia al comando del generale Adnan Daud, frattanto arrestato, non avevano opposto alcuna resistenza a una colonna corazzata israeliana e si erano fatti disarmare, prima di essere autorizzati a partire. «Siamo molto orgogliosi di schierarci qui. È il nostro Paese», ha dichiarato emozionato il generale Shikhani, subito dopo la cerimonia dell'alzabandiera nella caserma di Marjayun. Da Nabatiye (75 km a sud-est di Beirut), una lunga colonna di automezzi militari, compresi camion-rimorchio per il trasporto di qualche decina di blindati M-113 e vecchi carri armati M-48 americani e T-55 russi, ha attraversato il Litani sul ponte di Khardali e, lungo la strada fino a Marjayun. In tarda mattinata, altri automezzi militari sono giunti via mare a Tiro, il porto 85 km. a sud di Beirut, da dove si sono poi diretti a Tibnin, nel settore centrale della fascia di confine, e alla cittadina drusa di Hasbaya, l'altra base nella regione di confine di Arkub dove, entro la fine della settimana, dovrebbero in tutto prendere posizione 15.000 soldati libanesi. Ultimato l'alzabandiera nella caserma di Marjayun, scelta come sede del comando congiunto tra esercito libanese e caschi blu, il generale Shikani ha subito avviato contatti con gli ufficiali dell'Unifil agli ordini del collega francese Alain Pellegrini. «Hezbollah resta nel sud del Libano», ha fatto sapere da Tiro sheikh Nabil Kauk, il responsabile del Partito di Dio a sud del Litani, la cui residenza nel porto meridionale è stata bombardata dai caccia israeliani. E per non lasciar spazio a equivoci, ha aggiunto che «Hezbollah non ha basi fisse» e che al momento, per il movimento sciita, «le questione di deporre le armi non si pone».