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E D'Alema attacca ancora Israele

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«Non disarmeremo Hezbollah. La guerra è stata un errore». Comunità ebraiche infuriate

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L'Italia non andrà a disarmare le milizia di Hezbollah. Israele ha sbagliato ad attaccare il Libano reagendo in maniera sproporzionata. Queste le dichiarazioni che riportano il ministro degli Esteri Massimo D'Alema di nuovo a scontrarsi con la comunità ebraica, che lo bolla come amico di Nasrallah. In un'intervista al settimanale «L'Espresso», D'Alema dice che nella missione nel sud del Libano «ci sono pericoli. Ma è sbagliato dire che i nostri soldati vanno lì a disarmare Hezbollah». Per il disarmo degli Hezbollah, «l'unica prospettiva realistica è un accordo tra le forze politiche libanesi - afferma D'Alema - che probabilmente si risolverà con l'integrazione di Hezbollah nella forza armata libanese regolare». Secondo quanto dice il ministro degli Esteri, i soldati italiani andranno in Libano «a coadiuvare l'esercito libanese ad acquisire piena sovranità nel sud». Dopo la guerra, che D'Alema giudica «un disastroso errore politico», Hezbollah «ora è percepito in larghe fasce della popolazione libanese, giusto o sbagliato che sia, come una sorta di forza di resistenza nazionale». Pertanto, «l'unica prospettiva realistica è un accordo tra le forze politiche libanesi che probabilmente si risolverà con l'integrazione di Hezbollah nella forza armata libanese regolare». «In generale - dice poi D'Alema - credo che si debba uscire dalla discussione su chi sta con Israele e chi no: tutti stiamo con Israele. Ciò che stiamo facendo è per la sicurezza di Israele. Ma subito si pone un problema: qual è la strategia che meglio garantisce questa sicurezza? A mio avviso la ricerca di una pace giusta coi vicini». D'Alema si definisce un «amico» di Israele, ma ribadisce di considerare la guerra con il Libano «un errore». Per D'Alema, «l'ossessione della sicurezza ha un fondamento. Ma Israele deve riscoprire il nesso tra sicurezza e pace che Rabin aveva capito perfettamente. Hanno sempre pensato che la sicurezza è la premessa della pace, mentre sono due facce della stessa medaglia». Duri i commenti della comunità ebraica. Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, afferma: «Al di fuori di una linea di chiarezza, e in contrasto con le espressioni verbali di amicizia ripetutamente profferite dal ministro D'Alema, ci sono i suoi attestati di comprensione e di solidarietà nei confronti di Hezbollah. Tutto questo nel momento stesso in cui non ha lesinato espressioni di grande durezza nel valutare le azioni militari di autodifesa che Israele è stata costretta ad adottare». «Ciò che ora si attende, e si spera, è di poter vedere realizzata - sottolinea scandendo le parole - una serie di fatti concreti e coerenti dai quali risulti evidente che la comunità internazionale e l'Italia non tollereranno ulteriormente la violazione della legalità di cui sono state e sono tuttora vittime sia il Libano sia Israele». Due nazioni - precisa - che «pur non essendo in una situazione di belligeranza, sono state costrette a combattere una guerra che non hanno voluto, pagando entrambi un duro prezzo di perdite umane e distruzioni».Dan.Dim.

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