«D'Alema mette a rischio il clima bipartisan»

Una sullo scenario italiano che è quella di essere il punto di riferimento dell'estrema sinistra e una sul piano internazionale di cambiare l'asse della politica estera italiana. Passare cioè dall'asse Usa-Inghilterra-Israele su cui ha lavorato il governo Berlusconi a un asse che unisce la parte estrema del mondo arabo a quell'Europa più antagonistica agli Usa. Questo riguarda D'alema mentre Prodi e Parisi sembrano molto cauti». È questo lo scenario delineato dal vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto che avverte: «Se il centrodestra non riceverà chiarezza dal governo sulla missione in Libano il clima bipartisan potrebbe essere a forte rischio». Vuol dire che l'appoggio alla missione non è scontato? «La valutazione generale rispetto alla missione è positiva ma ci sono tante cose da chiarire. Il clima bipartisan è stato complicato dalla sortite di D'Alema». Eppure il ministro degli Esteri ha chiarito la sua posizione. Cos'è che non la convince? «La precisazione del ministro degli Esteri non ha chiarito nulla, nè per ciò che riguarda i rapporti con Hezbollah, nè per ciò che riguarda la linea politica della Farnesina e quindi del governo: ormai dalla discutibilissima equivicinanza siamo passati alla unilateralità, cioè ad un rapporto preferenziale anche con le componenti più inquietanti del mondo arabo. Diliberto, che si configura come il rappresentante in Italia di Hezbollah, si dichiara d'accordo con D'Alema e afferma che mai e poi mai Hezbollah va disarmato. Ma se la linea di Diliberto è quella del governo allora ci divide un abisso perchè noi siamo per la lotta al terrorismo e non per l'alleanza con i suoi esponenti più pericolosi». Cosa chiederete al governo? «La maggioranza deve chiarire le linee di politica estera per il Medio Oriente e le regole di ingaggio dei soldati perchè stiamo dando il via libera a una delle missioni più pericolose in cui si siano mai trovate le nostre forze». Vi esprimerete subito dopo il Consiglio dei ministri? «Il giudizio definitivo non avverà domani (oggi ndr) a livello delle due commissioni ma quando il quadro sarà più chiaro e bisognerà riconvertire il decreto. A quel punto verrà espresso un giudizio globale e definito. Non andiamo alla cieca nè sulla base delle frasi caute e generiche di Prodi nè sulle provocazioni anti israeliane di D'Alema che non ha il taglio equilibrato e moderato che dovrebbe avere un ministro degli Esteri». Cosa suggerisce ai ministri degli Esteri e della Difesa? «Suggerirei di sostenere in sede Onu che ci deve essere un meccanismo di azione combinata tra esercito libanese e caschi blu che porti al disarmo delle milizie e poi definire bene il comando della missione che mentre nella Nato è ben definito, nell'Onu è molto macchinoso. Importanti sono le regole d'ingaggio che devono consentire ai soldati italiani di difendersi con le armi». Significa licenza di uccidere? «Licenza di sparare e difendersi con le armi se attaccati». Come spiega che la Francia manderà 200 soldati per rinforzare il contingente Unifil nel sud del Libano? «È singolare questa cosa. I francesi prendono la guida della missione e poi mandano pochi uomini».