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Scontro nei Poli sui compiti dei nostri soldati

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Cossiga: «Non viene indicata la strada per raggiungere l'obiettivo». Mastella: «Definire in modo netto le modalità»

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Se infatti le due coalizioni sono d'accordo sull'invio di un nostro contingente, non si può dire altrettanto sulle regole d'ingaggio da adottare. La risoluzione 1701 dell'Onu non è infatti chiara sull'atteggiamento che i militari dovranno tenere durante la missione, e questo, per il momento, ha sospeso il giudizio di molti parlamentari dei due schieramenti. Un gruppo navale con circa 3.500 uomini imbarcati, un migliaio dei quali da dislocare sul terreno. Poi, dopo due o tre mesi l'avvicendamento di questa «forza d'ingresso» con una brigata di circa tremila militari con mezzi blindati, corazzati e aerei senza pilota Predator. È l'ipotesi più recente riguardo alla composizione del contingente italiano per il Libano. Come è stato detto più volte - e ha ribadito in queste ore lo stesso premier Romano Prodi - nulla è stato ancora definito. La decisione finale non è stata presa e ci sono diverse variabili da esaminare, anche a livello internazionale. Tutto rimandato dunque, in attesa di maggiore chiarezza dalle Nazioni Unite. In ogni caso Prodi ha confermato di essere già al lavoro a stretto «contatto con i tecnici, che devono preparare la missione» senza trascurare «conversazioni di carattere politico». Sulla questione si è espresso anche il senatore a vita Francesco Cossiga, secondo il quale «l'Italia non si può esimere dall'inviare truppe. Tuttavia - aggiunge - ho letto la risoluzione Onu 1701 e mi pare tutta costruita sull'avverbio "peraltro". Perché si definisce ispirata a un principio di pace ma non indica la strada per raggiungere l'obiettivo. Dice tutto e non dice nulla». Per il ministro della Giustizia Clemente Mastella, inoltre, prima di tutto va garantita l'autodifesa. Le regole d'ingaggio - ha spiegato Mastella - vanno definite con nettezza. Bisogna essere estremamente chiari» perché, per esempio «nell'82, sempre in Libano, a chi sparava contro di noi non si poteva replicare». Gli Hezbollah - ha sottolineato il ministro della Giustizia - «sono una realtà» ma «non hanno motivi di aprire il fuoco contro di noi». Anche lo schieramento di Forza Italia ha chiesto al governo di fare «chiarezza» sulle regole d'ingaggio di cui disporranno i nostri militari all'estero. Lo ha fatto per primo l'ex ministro della Difesa Antonio Martino lanciando l'allarme sulla pericolosità della missione dei militari italiani in Libano: «Il governo deve dire la verità agli italiani». E non è l'unico Martino ad aspettarsi dalle comunicazioni che domani il governo farà alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, con maggiori garanzie sulla missione militare. «Con Prodi e l'Unione, l'Italia è allo sfascio. È diventato un paese antioccidentale, al fianco degli Hezbollah». Isabella Bertolini di Forza Italia se la prende anche con il ministro degli Esteri che, a suo giudizio, «tifa per chi ha scatenato la crisi mediorientale, dimenticando che Israele è stato aggredito». Il senatore di Forza Italia, Enrico Pianetta, segretario della commissione Esteri di Palazzo Madama avverte: «Se non avrò convincimento di chiarezza ne trarrò le conclusioni e mi riterrò libero di comportarmi di conseguenza», ha commentato. G. D. C.

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