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Uno studio riservato

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per il governo: usare solo le leggi delega

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I difficili passaggi della legge di rifinanziamento delle missioni all'estero e del decreto Visco-Bersani e le polemiche sui sette voti di fiducia chiesti in soli settanta giorni, stanno ormai convincendo tutti nell'Unione che bisogna trovare una via d'uscita. L'ultimo in ordine di tempo è stato Luciano Violante, presidente della Commissione Affari Costituzionali, che ha richiamato la maggioranza a ricorrere di più alle leggi delega come antidoto ad una caduta anticipata del Governo. In breve una legge con la quale il Parlamento autorizza il Governo ad emanare norme in una materia con limiti di contenuto e tempo. Un sistema sostenibile capace di evitare le votazioni dell'Aula, che spesso si stanno tramutando in vere imboscate, senza però eliminare il Parlamento dal processo di legificazione. Per questo il governo ha fatto preparare uno studio riservato (e che circola sulle scrivanie che contano), una sorta di ricognizione di tutti i provvedimenti che è possibile sfrutare evitando il passaggio in Parlamento. Soprattutto al Senato, dove i numeri sono risicati e ogni votazione ormai è al batticuore. È stato anche incaricato un sottosegretario di svolgere riunioni ristrette per preparare una strategia del governo ed evitare ingorghi in Parlamento. D'altro canto il primo a pensarci era stato proprio il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che all'indomani dell'ufficializzazione dei dati elettorali del Senato aveva capito che Palazzo Madama sarebbe stato il ventre molle del centrosinistra. Evitare al massimo i passaggi parlamentari e ridurre al minimo il ricorso alla legislazione ordinaria. Una strategia messa a punto nel ritiro di San Martino in Campo, dove proprio Giuliano Amato, ministro dell'Interno, avanzò l'ipotesi di andare avanti con atti amministrativi, laddove fosse possibile, e con le leggi delega. Un progetto perfezionato nei mesi successivi con incontri e briefing a Palazzo Chigi ed a cui l'Unione potrà mettere mano già da subito, dopo la pausa estiva, grazie ad alcune leggi delega ereditate dalla scorsa legislatura. E lo studio che circola a Palazzo Chigi parla chiaro: oggi in Parlamento sulle 44 leggi delega che sono state approvate nel corso della scorsa legislatura 23 sono ancora aperte, cioè i termini per la loro approvazione o modifica non sono ancora scaduti. Questo significa che il centrosinistra avrà in breve tempo la possibilità di varare norme su specifici settori, alcuni importanti, senza dover ricorrere al voto parlamentare. E che la strategia dell'Unione sia già in atto lo dimostra il fatto che i termini per otto di queste 23 deleghe sono stati prorogati per effetto del via libera dato nello scorso luglio al decreto «Milleproroghe». Un fatto non da poco perché tra queste deleghe ci sono leggi importanti, come quella riguardante le norme generali sull'istruzione e sui livelli delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale. In questo caso i termini per approvare disposizioni correttive o integrative sono passati da 18 a 36 mesi. Tra le deleghe «ereditate» ed aperte c'è anche quella sulla semplificazione amministrativa, che il governo Berlusconi lanciò nel 2001. La delega, che risale però al luglio del 2003, tocca settori delicati come quello della sicurezza del lavoro, delle assicurazioni, degli incentivi alle attività produttive, dei prodotti alimentari, della tutela dei consumatori, e dell'internazionalizzazione delle imprese. E sempre nell'ambito delle attività produttive il centrosinistra ha allungato di un anno (31 dicembre 2007) la scadenza dei termini per il rafforzamento dello sportello unico delle attività produttive e quello per il riassetto delle norme in materia di adempimenti amministrativi delle singole imprese. Prorogati anche i termini per la presentazione di sanzioni accessorie previste dalla legge a tutela del risparmio, varata lo scorso dicembre. Ma tra le deleghe con i termini non ancora scaduti c'è anche quella sulla rifo

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