Rifondazione mette i paletti alla missione
Il presidente dei senatori del Prc Giovanni Russo Spena ha posto una condizione alla partecipazione al contingente internazionale. «Prima che i nostri soldati partano con l'Onu in missione di pace in Medio Oriente le armi devono tacere». «Con ciò - aggiunge l'esponente di Rifondazione - non intendiamo dire che devono essere cessati i bombardamenti su Beirut, come è ovvio, ma anche le azioni di terra che si stanno producendo in queste ore con risultati prevedibilmente drammatici». Russo Spena sottolinea che «l'accettazione di Israele della risoluzione Onu è un importante passo avanti e siamo fiduciosi che questo spiraglio vada utilizzato al massimo, ma devono realizzarsi tutta una serie di condizioni per la nostra approvazione della missione: innanzitutto regole di ingaggio chiare e vincolate al compito di tutela del territorio, dei confini e della popolazione. Dobbiamo poi essere certi che la risoluzione ci chieda un impegno nell'ottica dell'equidistanza tra le parti, non sarebbe ammissibile altrimenti e del resto, quando si parla di forze di interposizione si intende esattamente questo. Supponiamo - continua Russo Spena - che si tratti di condizioni già previste e dunque siamo convinti che si procederà con la completa unità della coalizione in questo difficile momento di crisi internazionale». «Del resto, se queste condizioni si realizzeranno - conclude - ogni dissenso sarebbe inspiegabile e non potremmo che leggerlo in un'ottica strumentale che per noi non è accettabile». I Verdi pur apprezzando la risoluzione Onu sottolineano che prima di dare il loro assenso alla missione italiana vogliono avere un chiarimento «approfondito sulle regole di ingaggio e sugli aspetti tecnico-militari e finanziari della missione. Per il sottosegretario all'Economia Paolo Cento «a risoluzione dell'Onu è un primo passo positivo, ma assolutamente tardivo così come è inaccettabile che continui anche dopo il voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu l'offensiva militare del governo israeliano in Libano». «Il mandato per i nostri soldati -aggiunge Cento- non deve in nessun caso essere offensivo e deve basarsi sul sostegno all'esercito libanese chiamato a riprendere il controllo di tutto il territorio nazionale. Prima di decidere l'invio dei soldati italiano occorre, innanzitutto, garantire un'immediata azione umanitaria capace di far fronte alla tragedia di migliaia di vittime e un milione di profughi libanesi».