Il leader dell'Udc chiede al governo di convocare subito le Camere
Secondo il leader dell'Udc è arrivato il momento che «il Governo venga a riferire i termini degli impegni assunti nelle sedi internazionali in ordine alla formazione di una forza multinazionale di pace da dispiegarsi in Libano sotto le bandiere dell Onu». Casini afferma «l'approvazione della risoluzione 1701 avvenuta al Palazzo di Vetro e la prevedibile accettazione delle parti impongono anche al nostro Paese di chiarire in quali termini e con quali regole d'ingaggio si configuri una partecipazione militare italiana che presumibilmente comporterebbe non pochi rischi per il nostro contingente». E dal momento che «il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri pubblicamente hanno assunto impegni a nome dell'Italia, ritengo che non si possa ulteriormente rinviare un'assunzione di responsabilità del Parlamento». Le dichiarazioni di Casini cadono nel silenzio che contraddistingue da alcuni giorni la Cdl mentre ieri su due quotidiani è venuta fuori una conversazione in cui Berlusconi ironizzava sull'assenza del governo in vacanza. Prodi ha rivelato di aver discusso con Casini, Gianni Letta e Fini della missione italiana nell'ambito dell'operazione dell'Onu e di aver avuto una risposta unitaria e positiva sulla partecipazione dell'Italia alla missione di pace in Medio Oriente. Ed è proprio a fronte di questo colloquio che il leader dell'Udc ha sollecitato un intervento del governo in Parlamento per riferire sulla delicata questione e sulla posizione italiana. A ruota poi sono seguite le dichiarazioni anche degli altri esponenti della Cdl. Sicchè mentre continua il silenzio di Berlusconi, un commento laconico viene dal coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi che si dice d'accordo con la richiesta di Casini. «Dopo la decisione del governo, sulla base delle sue responsabilità politiche, è doveroso che anche il Parlamento sia informato in maniera dettagliata della partecipazione italiana alla missione dell'Onu in Libano e possa consacrare questa decisione attraverso un limpido confronto fra le forze politiche». Il vicecoordinatore Fabrizio Cichitto entra nel dettaglio. «La risoluzione Onu 1701 per essere una cosa seria e non risolversi nella ripetizione della 1559 richiede truppe di interposizione Onu che abbiano regole di ingaggio tipo enduring freedom e non peace keeping, altrimenti Hezbollah si farà beffa di esse come già è avvenuto con le truppe Ifil». «Allora - aggiunge - visto che Prodi e D'Alema hanno già dato la disponibilità di truppe italiane è evidente che il Parlamento deve dare la sua autorizzazione per una missione così impegnativa che, qualora abbia questo livello di intervento che renderebbe un serio contributo alla pacificazione dell'area, perchè in grado di mettere Hezbollah nelle condizioni di non nuocere, avrebbe un vasto consenso parlamentare». Il deputato azzurro Osvaldo Napoli sostiene che il governo dovrebbe riferire anche sulle regole di ingaggio. «È di tutta evidenza - aggiunge l'esponente di Forza Italia - che i militari italiani impegnati nel sud del Libano saranno operativi in una zona di guerra». Per Alleanza Nazionale è stato il senatore Gustavo Selva a parlare. «Sono completamente d'accordo con Casini sulla necessità di convocare subito il Parlamento per discutere delle regole d'ingaggio per la partecipazione dell'Italia alla missione di interposizione tra Israele e Libano». «Sulla missione in Afghanistan - attacca Selva - sono emerse le profonde divisioni all'interno della maggioranza ad esempio sul trasferimento dei militari al sud. Immagino che ci saranno altrettante divisioni per quanto riguarda la missione in Libano che, a mio avviso, potrebbe essere efficace solo se avesse la possibilità di azioni offensive e non solo difensive».