Riforma della legge elettorale
I «cespugli» dell'Unione restano contrari e si fa strada l'ipotesi di un referendum
Un'idea che non piace ai «piccoli» dell'Unione che sospettano che la bandiera del referendum venga sventolata come strumento di «moral suasion» nei loro confronti. «È chiara la necessità di cambiare una legge che non garantisce la governabilità - puntualizza il Prc con Gennaro Migliore - ma proporre il referendum oggi è proporre lo scioglimento delle Camere». Eppure c'è già chi a quel referendum ci sta pensando molto concretamente. Mario Segni in un'intervista spiega che è già stato messo a punto un quesito da depositare in Cassazione a novembre per una consultazione popolare da votare tra due anni. «Nel programma dell'Unione - puntualizza Mauro Fabris per l'Udeur - non c'è alcun punto sulla riforma della legge elettorale, tanto meno per il ritorno al maggioritario». «Siamo disponibili a discutere - osserva il presidente dei deputati dell'Idv Massimo Donadi - ma la legge elettorale dovrà essere cambiata per migliorare i meccanismi di rappresentanza e non per creare uno strumento improprio per risolvere equilibri, nodi politici e anche i limiti del sistema politico del nostro Paese». Dal centrodestra intanto arrivano i primi, timidi, segnali di dialogo. L'apertura più significativa sembra arrivare dal coordinatore azzurro Sandro Bondi. «La legge elettorale - dice - non è perfetta, può anche essere cambiata in alcune parti tecniche, secondarie e marginali. Se questa è l'intenzione del governo siamo disponibili». E di possibili «perfezionamenti» parla anche l'ex-ministro delle Riforme Roberto Calderoli, «padre» (pentito) della legge elettorale. «Io - argomenta - la legge l'ho scritta e l'ho definita una "porcata" prima che si votasse perché necessitava di perfezionamenti». Ciò detto «alla luce del recente dibattito debbo rivalutare la "porcata" e dare del "maiale" a chi pensa di modificarla per spirito di parte...».