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Di Pietro: «Più equità su calciopoli, la Juve ha vinto i Mondiali»

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È qui che, come ogni anno, il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, trascorre le sue vacanze. Niente destinazioni esotiche, ma la tranquillità del paese dove è nato 56 anni fa (anche se oggi partirà alla volta di Ischia). È qui che lo raggiungiamo telefonicamente. «Aspetti un attimo - ci dice - che devo mettermi l'auricolare perché devo guidare». Dopotutto chi, se non lui, deve dare il buon esempio. Antonio Di Pietro è sicuramente uno dei protagonisti di questa estate. Il primo ministro del Prodi bis sceso in piazza per protestare contro un provvedimento, quello dell'indulto, proposto dal governo di cui fa parte. È stato lui a dire, senza mezzi termini, che neanche Berlusconi avrebbe portato a compimento un tale «colpo di spugna». Ministro, probabilmente il Cavaliere non avrebbe fatto neanche 123 nomine in 84 giorni? Non pensate di aver esagerato con lo spoil system? «Lo spoil system è uno strumento, dipende dall'uso che se ne fa. Se serve per migliorare le strutture pubbliche e aiutare l'azione dell'esecutivo è giusto che venga applicato. Se, invece, serve solo a sistemare qualche amico o, peggio ancora, a fare pulizia etnica degli avversari politici, non è condivisibile. Insomma lo spoil system è come un bisturi: può salvare delle vita se nelle mani di un bravo chirurgo, è uno strumento di morte se usato da un marito per ammazzare la moglie». Sì, ma il dato resta. Non mi dirà che tutti i cambi al vertice delle società pubbliche fatti in questi 84 giorni rispondono alla logica della meritocrazia? «Se uno è bravo e capace lo è sia sotto il governo di centrodestra che sotto il governo di centrosinistra. I politici passano, le professionalità tecniche restano. Personalmente non mi fermerei al dato numerico, 123 sono tanti, ma probabilmente Berlusconi ha fatto peggio di noi. Ogni nomina viene fatta con un obiettivo, questo è quello che conta. Tra l'altro vorrei sottolineare che il ministro dell'Economia sotto la cui competenza ricadono le più importanti società pubbliche si sta muovendo con molta accortezza e si è limitato a sostituire solo chi si è dimesso dal proprio incarico». Lei ha nominato Pietro Ciucci al vertice di Anas, qual era il suo obiettivo? «Appena arrivato ho fatto un'analisi concreta della situazione della società è ho riscontrato un'insufficienza contabile che ho subito denunciato alle autorità competenti. La nomina di Ciucci, però, è arrivata solo dopo le dimissioni di chi lo aveva preceduto». Ciucci era al vertice della società incaricata di costruire il Ponte sullo Stretto. Cos'era, il manager giusto al posto sbagliato? «Ciucci è un manager e, come tutti i manager, lavora per fare al meglio quello per cui è stato nominato». Anche se deve costruire un'opera che non serve? «Il Ponte sullo Stretto non è nel programma dell'Unione, non lo consideriamo una priorità. Punto e basta. Detto questo Ciucci per le sue competenze e le sue professionalità oggi è l'uomo giusto al posto giusto». E Cognetti, l'oncologo che la sua collega Livia Turco ha rimosso dalla direzione dell'istituto tumori Regina Elena di Roma? «Io ho più volte ribadito la mia stima e il mio rispetto professionale e personale nei confronti di Cognetti. Purtroppo non conosco chi lo ha sostituito e non voglio fare paragoni. Una cosa è certa, una professionalità come quella di Cognetti non può essere valutata solo per il partito di appartenenza o solo per chi lo ha messo nel posto che occupava». Non crede che tutta questa solerzia possa incrinare il rapporto con gli elettori? In fondo chi vi ha votato era già abbastanza deluso dalle 102 poltrone che formano l'esecutivo? «Glielo ripeto. L'ultima cosa che voglio fare è discutere di numeri. Ogni nomina va vista nel suo contesto. La cosa grave è se si applica lo spoil system per sistemare qualche amico». Un'altra cosa che ha deluso i vostri elettori è probabilmente l'indulto. «Io l'ho detto fin dal primo giorno. Questo è un provvedimento che va contro gli interessi del Paese, contro il programma dell'Unione, contro gli interessi d

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