di PAOLO LUIGI RODARI IL VATICANO non vuole dettare un'agenda al governo Prodi in vista della prossima finanziaria.

Le priorità della Chiesa sono presto dette. Le aveva espresse lo scorso maggio il cardinale Ruini, presidente della Cei, durante l'assemblea generale dei vescovi italiani: la politica deve essere attenta a difendere la vita, a salvaguardare la famiglia, a guardare al problema enorme della denatalità, a garantire un'effettiva libertà educativa, a tenere presente i tanti problemi del Meridione. Nella Finanziaria, dunque, sono adeguate politiche familiari che la Chiesa chiede alla maggioranza di inserire. Quanto alla vita, per la Chiesa è necessario difenderla dal suo concepimento fino alla morte, e in questo senso aborto, eutanasia, e ricerca su embrioni umani non sono ammessi. Le recente aperture volute dal ministro Mussi in merito alla ricerca sugli embrioni a livello europeo, non sono piaciute e si spera che per il futuro la maggioranza sappia mostrarsi più aperta verso la sensibilità di quei milioni di italiani che al referendum di un anno fa circa l'abrogazione della legge 40/2004 sulla fecondazione assistita, hanno detto «no» alla ricerca e «sì» alla vita. Ruini più volte ha condannato l'eliminazione di un bambino quando ancora si trova nel seno materno e la soppressione di una persona tramite eutanasia, riproponendo il proprio «rifiuto dell'aborto, delitto abominevole». Per la Chiesa si tratta di priorità da mettere davanti soprattutto a quella anime più laiciste della colazione di maggioranza che con forza, durante la campagna elettorale e nei mesi scorsi, hanno cercato consenso in un elettorato poco propenso a riconoscersi nelle parole della Chiesa. Altro tema è la salvaguardia del patrimonio, dell'identità e dei valori cristiani. Questi, non sono per la Chiesa un fatto del passato da omaggiare e ricordare come una reliquia. Sono invece un elemento assolutamente strategico per il futuro della società. Elemento che tutti, anche le anime più laiche della società, dovrebbero riconoscere. Serve poi attenzione alle agenzie educative, come la scuola, per la quale occorre una effettiva parità. Si tratta «di una sfida decisiva per l'Italia», aveva detto sempre qualche mese fa il segretario generale della Cei, Monsignor Betori, «ci sono tutte le energie per vincerla ma servono più proposte» e un impegno maggiore da parte di tutte le forze politiche.