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Legge elettorale, la rivolta dei partitini

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La modifica della legge elettorale in senso prepotentemente maggioritario potrebbe danneggiare, se non cancellare del tutto, i partiti minori (sia a sinistra che a destra) privilegiando la formazione di due unici grandi schieramenti contrapposti, come avviene già in alcuni paesi europei. Da qui le reazioni preoccupate dei «partitini». Primo fra tutti quello di Oliviero Diliberto: «Più che addentrarmi ora in agosto sui dettagli della legge elettorale, mi limito a dire ciò che è imprescindibile. La legge elettorale deve rispondere a due parametri. Primo, deve essere condivisa da tutti. Secondo, non deve essere il killer di nessuno, nel senso che non deve cancellare le forze piccole o quelle non omogenee al pensiero unico della globalizzazione capitalista», ha sottolineato ieri l'eurodeputato del Pdci Marco Rizzo commentando il proposito manifestato da Prodi. Un timore diffuso tra i Comunisti Italiani: «Ogni dibattito è legittimo, però l'agenda politica è un'altra cosa e dalle audizioni col Ministro Chiti tutto è emerso fuorchè l'urgenza di mettere mano alla legge elettorale. E soprattutto uno dei due modelli di cui si discute, cioè quello alla tedesca con sbarramento al 5% o il maggioritario con doppio turno alla francese», ha precisato Orazio Licandro, capogruppo Pdci in Commissione Affari costituzionali della Camera. «Ciò che provoca francamente dolore - osserva Licandro - è che il presidente del Consiglio, se è vero quanto riferisce la stampa, è disposto a varare immediatamente una legge di questo genere in via strumentale per la realizzazione del partito democratico, sacrificando in un colpo solo tutti i suoi alleati minori. È inaccettabile continuare ancora nei tentativi di assestare il sistema politico attraverso le leggi elettorali: la stabilità di un sistema dipende dalla forza della politica che si produce e dai valori a cui questa è ancorata. Tutto il resto è niente. «Infine - conclude - come segretario regionale del Pdci siciliano, invito Prodi a riflettere su quanto è accaduto in Sicilia, dove una legge elettorale fortissimamente voluta da Ds e Margherita ha straordinariamente contribuito alla sconfitta di Rita Borsellino, con l'ulteriore danno di aver cancellato forze e culture politiche di respiro nazionale». Per Gennaro Migliore capogruppo del Prc alla Camera, «altre sono le priorità del paese» e «ogni legge elettorale deve rispondere ad una convergenza di interessi tra maggioranza ed opposizione legata alla necessità di dare pieno valore al Parlamento, dopo una stagione definitivamente chiusa con il referendum sulla Costituzione che intendeva ridurne capacità e forza», sottolinea Migliore. «Il tempo per discutere della legge elettorale c'è, ma le priorità del Paese sono altre. I sistemi politici non possono essere corretti da alchimie elettorali. Quello di cui oggi si sente il bisogno - prosegue - è una grande riforma sociale, economica e culturale del nostro Paese, dopo 5 anni di Berlusconismo. Questa discussione intorno alla elegge elettorale ha portato a null'altro che ad uno scambio dialettico e si è segnata, invece, una abissale distanza dai problemi degli italiani». E anche il sottosegretario all'Economia ed esponente dei Verdi Paolo Cento puntualizza la necessità di cambiare tenendo presente il pluralismo: «Il cambiamento delle norme elettorali, come ha detto anche Romano Prodi, è decisivo per la stabilità del sistema politico per questo l'attuale legge va cambiata sulla base di un preventivo accordo all'interno dell'Unione che salvaguardi bipolarismo e pluralità della rappresentanza - spiega Cento - La legge elettorale in vigore prima di questo sistema proporzionale autoritario, che toglie potere ai cittadini, è certamente una base di riferimento». Ma le preoccupazioni all'interno dei «piccoli» dell'Unione sono condivise anche da altri partiti minori. Come i democristiani. «Il professor Prodi è uno strano premier: vuole dialogare con i parlamentari dell'opposizione cambiandogli la legge che li ha eletti. È chiaro che, a que

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